Page 232 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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tà di risorse, su due questioni vitali: gli aerosiluranti e la difesa antiaerea. È stato
studiato un ottimo tipo di siluro ordinato anche dalla Germania in 300 esemplari,
ma vi è una forte divergenza tra Aeronautica e Marina sia su chi deve pagare un
primo ordinativo di 30 siluri, sia su come impiegare i siluri stessi. La Marina ritiene
che lo scarso naviglio silurante deve essere sostituito almeno in parte da aerosiluran-
ti con equipaggi specializzati e addestrati ad hoc; lhronautica, al contrario, a causa
della scarsità di risorse e personale tende a impiegare anche per il trasporto e il lan-
cio di siluri vari tipi velivoli, ruotando al bisogno anche gli equipaggi. Il Capo di
Stato Maggiore dellhronautica generale Valle ritiene perciò che non si tratti di una
questione di dottrina, ma sempre e solo di bilancio:
«solo 4 anni fa un apparecchio per l'Aviazione per la Marina costava
300.000 lire; oggi costa 1.500. 000 lire; un apparecchio per l'Esercito costa-
va 270.000 lire; oggi costa 1.200.000 lire. Il bilancio dell'Aeronautica è di
appena 1 miliardo e 900 milioni e anzi, praticamente, di 1. 600. 000. 000;
mentre il bilancio inglese è di 20 miliardi e·quello francese di 23 miliardi.
E la Francia può, cos~ spendere 12 miliardi per materiale di volo e costruire
200 apparecchi al mese. L'Aeronautica è costretta, per economia di mezzi,
a costruire apparecchi che con equipaggio ben addestrato (i nostri sono i mi-
gliori del mondo) possono essere adoperati per varie forme d'impiego, e cioè
bombardamento, siluramento, trasporto, osservazione terrestre, osservazione
marittima. Se l'Aeronautica avesse qualche miliardo in più potrebbe benissi-
mo costruire dei reparti da impiegare come aerosiluranti».
Nella difesa antiaerea, analogo e ugualmente pernicioso scarica-barile, sempre
provocato da scarsità di risorse. Della difesa antiaerea dei centri demografici e indu-
striali e contro i bombardamenti in quota è incaricato l'Esercito, che però ha ricevu-
to solo 500 milioni dei 10 miliardi a suo tempo richiesti per questa esigenza. Marina
e Aeronautica provvedono in proprio alla difesa delle basi e aeroportiz ma lhronau-
tica ha organizzato la difesa degli aeroporti solo contro gli attacchi a bassa quota,
al di sotto dei 1000 metri e con mitragliatrici. Il generale Valle dichiara, in pro-
posito:
«Oggi la precisione dei tiri da 6. 000 m di quota, è divenuta ottima. E non
vi sono solo i campi d'aviazione come obiettivi d'interesse aeronautico. Se
dovessi provvedere alla difesa [a media e alta quota- N.d.R.] dei campi
d'aviazione, dovrei comprare dell'artiglieria e istruire del personale per im-
piegarla. Se l'Aeronautica deve spendere per la difesa contraerea terrestre essa
dovrebbe, per analogia essere indennizzata per la difesa aerea che fa con le
squadriglie da caccia a vantaggio dell'Esercito e della Marina. Non posso
spendere contemporaneamente per cannoni e aeroplani. L'Esercito provvede
per i cannoni e l'Aeronautica agli aerei da caccia. Come l'Aeronautica presta
le squadriglie, così l'Esercito presti i cannoni».
Ancor più gravida di riflessi negativi su un corretto impiego dell'aviazione è
la riunione del18 novembre 1939, assai ben commentata dal generale Faldella (32)
· (32) E. Faldella, L'Italia e fil seconda guerra mondiale - revisione di giudizi, Bologna, Cappelli, 196 7
(3 8 Ed.), pp. 70-84.
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