Page 231 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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fidamento sulla disponibilità di una maggior parte dei suoi mezzi bellici,
pur sopportando devastazioni le quali rimarranno localizzate» (28).
Così stando le cose,.il 10 giugno 1940 è l~ronautica- a risentire di più di
una situazione caratterizzata da teorie strategiche divergenti e incomunicabili, mez-
zi e materiali non adeguati alle strategie e- quel che più importa- tutte estrema-
mente lontane dalle effettive possibilità dell'Italia e dal tipo di guerra che sarebbe
stato poi necessario condurre. Viene anche da chiedersi perché, al di là delle parole
di Pricolo, le teorie douhetiane (o meglio una loro sommaria, approssimata e acriti-
ca versione, basata sull'indipendenza e sulla preminenza dell'aviazione rispetto alle
altre forze armate) erano molto popolari tra i piloti, anche se manifestamente man-
cavano le concrete premesse per realizzarle. In realtà esse erano viste più che altro
come lo specchio delle aspirazioni e delle speranze della forza armata, a prescindere
dalla loro aderenza o meno alla realtà. E, come osserva il D~vanzo,
«anche molti di coloro i quali erano portati a condividere il pensiero del
Mecozzi, si mantenevano fermi sugli schemi douhettiani, pur considerando-
li assurdi, nella convinzione che «come abbiamo avuto prova in Africa
orientale e in Spagna, non appena si parla di collaborazione, l'Esercito e la
Marina ci saltano addosso e ci sbranano». Non si può dire che dal loro pun-
to di vista avessero completamente torto» (29).
D ruolo attribuito alle Forze Aeree nella preparazione al conflitto e nelle riunioni
dei Capi di Stato Maggiore
Nel 1939-1940 all'accentuata divergenza di strategie e ordinamenti delle tre
forze armate si aggiunge l'ambiguità della politica estera di Mussolini, eh~ mira a
procrastinare l'intervento e a conservre il più possibile le mani libere senza preoccu-
parsi dei riflessi militari e senza indicare per tempo delle precise e categoriche op-
zioni strategiche sulle quali impostare la pianificazione d 'impiego. Ancora una volta
ciò va a tutto danno dell~ronautica, c:he dovrebbe essere pronta a qualsiasi even-
tualità che si presenti in terra o in mare, quando la scarsità di forze consiglierebbe
invece il loro concentramento negli scacchieri ritenuti decisivi (30).
Estremamente indicative, a tal proposito, le riunioni dei Capi di Stato Maggio-
re del26 gennaio e del18 novembre 1939, che fissano, in pratica, gli orientamenti
strategici iniziali e la conseguente organizzazione delle tre Forze Armate (31). Nella
prima emergono gli errati orientamenti e i perniciosi contrasti provocati dalla scarsi-
(28) G. Rota, Le naui da guerra di fronte al/4 potenza dell'Arma aerea, «Nuova antologia• 16 giugno
1940 - fase. 1638.
(29) G. D11vanzo, Ali e poltrone, Roma, Ciarrapico, 1986, pp. 266- 267.
(30) Sulla linea di condotta di Mussolini Cfr. F. Minniti, Profilo dell'iniziativa strategica italiana dalla
«non belligemnza» alla «guerra parallela», «Storia Contemporanea• n. 6/1987.
(31) S.M.E. - Uf. Storico, Verbali delle riunioni tenute dal Capo di Stato Maggiore Genemle, Vol. I (26
nov. 39 - 29 nov. 40), Roma, 1983, pp. 1-31.
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