Page 230 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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razione sempre più stretta tra le forze armate; nessuno più pensa ad una ipo-
tetica indipendenza di procedimenti e scopi, nè ad una subonlinazione di
principio di una forza armata all'altra; le tre forze spirituali e materiali deb-
bono agire come uno strumento solo [. .. ] Noi riteniamo che l'autonomia
dell'aviazione significhi un maggiore sviluppo organico ed una maggiore
possibilità d'iniziative[ ... ] In Italia non un'aliquota dell'aviazione ma tutta
l'aviazione è disponibile per collaborare, se parte può considerarsi per coo-
perazione più diretta e immediata, sotto il nome di Aviazione per l'Esercito
e Aviazione per la Marina, tutto il resto delle ali armate lavora quando oc-
corre col Fante, col Marinaio, con la Mariana. L'Aviazione italiana opererà
con solidale spirito con l'Esercito e con la Marina fino all'estremo delle pro-
prie forze, fino all'ultimo velivolo e all'ultimo pilota. Il fine è comune a
tutte le forze armate e tutte cooperano al successo. Naturalmente l'impiego
è determinato dalle caratteristiche di ciascuna forza. L'intervento dell'avia-
zione nelle azioni tattiche non può costituire l'impiego essenziale delle for-
ze del cielo» (26).
Non è cosa da poco la rinuncia all'«indipendenza» (costante douhetiana fin da-
gli anni Venti) e l'accettazione di principi teorici che sono assai affini a quelli «con-
tro forze» di Amedeo Mecozzi, anch'egli accesamente contrario .all'impiego dell'a-
viazione d'assalto in campo tattico. Sta di fatto, però, che benché lo stesso Pricolo
si adoperi per fare dell~ronautica un efficiente strumento di guerra (e non solo
unhma dedita alla ricerca di primati, a crociere e a imprese memorabili del tempo
di pace), queste parole per diverse ragioni non hanno un seguito concreto nella rego-
lamentazione, nelle costruzioni, nell'addestramento.
Si deve anche ricordare che, in campo marittimo, l'esperienza dei primi mesi
di guerra sembra piuttosto portare acqua al mulino dei conservatori e dei sostenitori
della scarsa efficacia del potere aereo contro navi da guerra in movimento. Se il ge-
nerale Moizo dopo la Campagna di Norvegia ritiene «definitivamente superato» il
vecchio concetto di dominio del mare esclusivamente basato sul potere navale (27),
l'll maggio 1940 l'ammiraglio Cavagnari nel discorso al Senato sul bilancio della
Marina mette in evidenza che l'arma aerea incontra gravi difficoltà a colpire navi
da guerra in manovra ad alta velocità, e nel giugno 1940 il generale del genio navale
Rota (uno dei principali progettisti delle nuove corazzate) scrive che, grazie all'au-
mento della corazzatura orizzontale delle nuove navi da battaglia,
«l'aumentata potenzialità dell'Arma Aerea nei confronti con le possibilità
· delle forze navali è ben lontana da far prevedere il suo pieno predomonio
sui meui bellici esistenti [ ... ]La difesa contro gli aerei, mediante i provvedi-
menti ora ·accennati, potrà avere, ripeto, una più efficace integrazione della
grandezza della nave[. .. ], una. nave maggiore così fatta potrà affrontare ogni
contingenza bellica con la sicurezza del mantenimento della sua galleggiabi-
lità, non solo ma delle facoltà di navigazione e combattimento, facendo a/-
(26) Discorso alla Camera del.15 marzo 1940 e articolo su le Vie Jell'Arùz dd 3 febbraio 1940. Cfr.
anche F. Pricolo, La Regia kto1111111ic4 nella secotultJ gtmrt~ mondi4/e, Milano, Longanesi, pp. 166-
173.
(27) cEchi e commenti» 20 maggio 1941.
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