Page 226 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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ficato di regole, intese e accordi per consentire di raggiungere con il massimo ren-
dimento lo scopo operativo comune, con una serie di predisposizioni: convivenza
fisica finché possibile di Comandi e Comandanti, scambio di nuclei di collega-
mento è accurata rete di trasmissioni dirette estese anche ai livelli inferiori, speci-
fico e continuo addestramento fin dal tempo di pace. Per tutto il primo anno di
guerra, oltre a mancare una precisa regolamentazione, mancano così collegamen-
ti radio diretti tra aerei e navi, e tra Comandi terrestri e aerei.
Non va nemmeno trascurato il fatto che, in pratica, i bombardamenti strategici
«contro città» potevano essere effettuati solo contro la Francia, e che una volta usci-
ta la Francia dal conflitto; il problema dell'impiego dell'aviazione diventava a mag-
gior ragione «contro forze» e mediterraneo. A ciò si aggiunga che, in ogni caso, un
impiego dell'aviazione «contro città» e non «contro forze» andava a tutto svantaggio
dell'Italia, e non solo perché l'Italia non possedeva un'attrezzatura industriale in
grado di costruire migliaia di bombardieri pesanti (non si era mai stati in grado di
mettere a punto il quadrimotore a grande autonomia p. 108).
Su quest'ultimo aspetto, merita di essere ricordato un promemoria dell'ufficio
operazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore dell'aprile 1938 che valuta
le decisioni prese il1° aprile 1938 in. una riunione interministeriale presso il Mini-
stero degli Esteri a proposito della linea di condotta che la delegazione italiana do-
vrebbe tenere alla XV Conferenza di Londra indetta dal Comitato Centrale della
CRI per il giugno seguente (18). .
Nella riunione interministeriale era stato deciso di non contrastare apertamen-
te il progetto di estensione della Convenzione di Ginevra alla popolazione civile,
ma di rinviare il più possibile la sua attuazione, in quanto tale estensione avrebbe
potuto «costituire una limitazione alla condotta delle operazioni, specie nei riguardi
dellhronautica». L'Ufficio Operazioni ~itiene invece che la linea di condotta pre-
scelta per la delegazione italiana potrebbe risultare più dannosa per noi che per i
probabili avversari, per una serie di ragioni quanto mai calzanti, ben presto confer-
mate dagli eventi:
a) «i nostri grossi centri urbani risultano più vicini alle basi aeree a1)1)ersarie,
di quanto non lo siano quelli di oltre Alpi [questo valeva anche dopo
la caduta della Francia - N.d.R.];
b) le nostre organizzazioni D.I.C.A.T. [difesa contraerea territoriale, affi-
data alla Milizia- N.d.R.] e U.N.P.A. [Unione Nazionale Protezione
Antiaerea, che organizza è coordina la difesa - N.d.R.] non offrono
allo stato attuale alcuna garanzia di difesa;
c) da/lato psicologico, gli effetti dei bombardamenti sulla popolazione civi-
le influirebbero fortemente sul morale delle nostre truppe operanti;
d) tali offese hanno sempre provocato violenti reazioni Q1)1)ersarie;
e) l'armata aerea potrebbe concentrare la sua attività di bombardamento su-
gli eseteiti Q1)1)ersari in zona di guerra, facilitando la condotta delle ope-
razioni».
(18) Archivio Uff1eio Storico Esercito (d'ora in poi A.U.S.S.M.E.), Rep. I.J3, Racc. 155/3.
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