Page 228 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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contribuisce affatto a chiarire bene ciò che ci si aspetta, nel concreto, dell'aviazione,
che cosa essa può e deve fare da sola e che cosa invece de\re fare per dare un efficace
concorso alle forze di superficie. Nella stessa Aeronautica i pareri sono contrastanti.
Prevale l'idea (sostenuta dal generale Pricolo e del colonnello Raffaelli) che l'espe-
rienza spagnola non può fare testo e che in ogni caso l'aviazione avrebbe potuto at-
tenervi risultati decisivi anche nel bombardamento contro città (al quale non si è
potuto ricorrere per remore politiche) (20), mentre il colonnello Amedeo Mecozzi,
sostenitore fin dagli anni Venti del bombardamento «a volo rasente» o in picchiata
effettuato sfruttando la sorpresa con piccoli gruppi di «aerei d'assalto», trae spunto
dalle guerre d'Etiopia e Spagna per sostenere che il bombardamento strategico in
quota contro le città è poco redditizio, e non ha fornito e non fornisce risultati deci-
sivi. Pertanto l'aviazione deve battere di preferenza obiettivi militari direttamente
connessi con l'azione delle forze di superficie e deve essere composta per la maggior
parte da «aerei d'assalto» plurimpiego, che attaccano gli obiettivi con bombe, bom-
be a razzo o siluri preferibilmente nelle retrovie (21).
In effetti, nella battaglia di Guadalajara l'aviazione repubblicana attacca con
successo e con grande effetto morale le colonne motorizzate ìtaliane ammassate sul-
l'unica rotabile disponibile, e Emilio Canevari, che pure era stato acceso douhetia-
no, ne trae spunto per esaltare l'efficacia dell'azione di aerei impiegati contro le
truppe e soprattutto contro le autocolonne. Pertanto secondo Canevari
«la specialità d'assalto è destinata ad avere parte, se non preponderante, certo
cospiéua nelle armate aeree di domani [ ... ] L'Aviazione deve essere e sarti
in avvenire impiegata, naturalmente, a seconda degli obiettivi generali del
Comando Supremo, ma è certo che tale impiego avverrà, di massima per
quei compiti per cui ha dimostrato maggiore efficienza, e cioè in coopera-
zione con l'Esercito e la Marina» (22).
Anche l'unica pubblicazione ufficiale dell'Esercito sugli ammaestramenti della
guerra di Spagna riconosce che, più che l'artiglieria, la fanteria italiana si preoccu-
pava dei carri armati e dell'aviazione d'assalto (23).
In conclusione, nonostante un frequente impiego anche «antinave» la guerra
di Spagna lascia ciascuno della sua opinione e non colma certo il solco profondo
esistente tra la visione «contro città» dellhronautica, che rimane tale, e quella delle
altre forze armate. Notevole influsso hanno invece gli strepitosi successi ottenuti dal
binomio carro-aereo nella Campagna di Polonia, che non spingono ad adottare for-
mule analoghe ma almeno spostano l'accento sull'impiego «contro forze» delle forze
aeree, imponendo una revisione concettuale. Il generale di squadra aerea Ajmone
(20) F. Botti- M. Cermelli, Op. cit., pp. 529-541.
(21) Dulie teorie mecozziane - rovescio della medaglia di quelle douhetiane - Cfr. F. Botti, Amedeo
Mecoui, "in Service Historique de l'armee de l'air", Co//oque Air 90, Paris, 8-10 octobre 1990
(Atti in corso di pubblicazione). Sugli aspetti marittimi delle sue teorie Cfr. inoltre F. Botti,
Aspetti marittimi delle teorie di Amedeo Mecoui, «Rivista Marittima» n. 10/1990.
(22) E. Canevari, Insegnamenti tllttici de//4 guerra spagnola, «La Vita Italiana» 15luglio 1937. Sull'effi-
cacia degli attacchi aerei «contro forze» a Guadalajara Cfr. anche articolo del Daily Te/egraph
dell'8 aprile 1937 (A.U.S.S.M.E., Rep. F/6, Racc. 83).
(23) Circolare Stato Maggiore Esercito (d'ora in poi S.M.E.) n. 6800 in data 20 maggio 1938 -
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