Page 229 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Cat in uno scritto sul volume di ispirazione ufficiosa Un secolo di progresso italiano
         nelle scienze militari abbandona almeno in parte - pur riservandogli sempre un po-
         sto d'onore- il  tanto influente bagaglio teorico douhetiano, anche se nella guerra
         futura ritiene inevitabile la stabilizzazione delle fronti e quindi il ruolo preminente
         del  bombardamento strategico  all'interno della nazione avversaria:
               «la dottrina aeronautica, prescindendo dai suoi primitivi assolutismi e dalle
              sue previsioni estremistiche,  si è venuta gradualmente accostando a quella
              delle  altre forze  armate,  non  sconfessando  tuttavia  i suoi" asserti  iniziali,
              sempre realizzabili; e soprattutto non transigendo sul postulato fondamenta-
               le del suo impiego a massa, in ogni caso e in ogni campo [. .. ]l'Aeronautica
              non sa in quale dei tre settori dovrà preponderare l'esercizio della sua poten-
              za: se in quello della guerra aerea integrale [cioè: bombardamento strategi-
              co anche o prevalentemente contro le popolazionei civili- N.d.R.], se
              in quello della guerra terrestre o nell'altro della guerra marittima. Sa per cer-
              to che dovrà porsi in grado di agire con tutto il peso della sua forza,  in tutti
              e tre questi settori,  secondo  le  necessità contingenti che soltanto  la  realtà
              della guerra potrà determinare.  Essa  mantiene per sè la convinzione che la
               inevitabile stabilizzazione dei punti di superficie,  la scaglierà di preferenza
               nell'interno del Paese nemico;  e nella previsione che anche in questo caso
               dovesse essere esclusa la convenienza di battere i vistosi obiettivi della guer-
               ra terroristica, studia e preordina l'azione della sua massa, contro gli obietti-
               vi produttivi e alimentatori della  potenza militare avversaria»  (24).

              Questa parziale apertura alle concrete esigenze che si potranno presentare per
         le Forze Armate italiane nella guerra ignora però i due fatti - non trascurabili -:-
         che ognuno dei tre possibili impieghi richiede diversa organizzazione di comando
         e controllo e soprattutto diversi mezzi e diverso addestramento e che,  comunque,
         per il bombardamento strategico  (che  rimane la  forma  d'intervento preferenziale)
         mancano del  tutto mezzi  adeguati per quantità e qualità.
              Una seconda e più sensibile correzione di rotta si verifica nei primi mesi del
          1940, quando il nuovo Capo di Stato Maggiore delli'\eronautica generale Pricolo,
         succeduto a Valle i131 ottobre 1939, pur essendo stato negli anni Trenta sostenitore
         del bombardamento decisivo in quota contro le città e i porti e perciò fin dagli anni
         Venti nemico dell'aviazione d'assalto e del siluro (25), dichiara alla Camera (e scrive)
         che bisogna prendere  atto della  realtà:
               «<ggi sarebbe vano tentare di accomodare le interpretazioni dei fatti per giu-
              dicare a priori su schemi teorici, perché le forme di guerra dipendono dalle
              circostanze mutevoli e dall'evoluzione dei mezzi [ ... } È anche stata confer-
              mata, specialmente nella campagna di Polonia •. /a necessità di una collabo-



         (24)  M.  Ajmone Cat, Dottrina di guerra  aetr!a,  in un Secolo di progresso italiano nelle scienze militari
             (1839-1939), Roma, Società italiana per il progresso delle scienze,  1940, pp.  511-520. Da notare
             che, al tempo, per lhronautica (e anche per la Marina) si parla molto frequentemente di dottrina,
             quando invece si tratta più che altro di una teoria strategica  (e teorie,  non dottrine, sono quelle
             di Douhet,  Mecozzi e  Mahan).
         (25)  F.  Botti - M.  Cermelli,  Op.  cit.,  pp.  413-417  e  511-516.

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