Page 234 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Nelle  esigenze  strategiche  all'inizio  della  guerra  delineata  nelle  direttive  di
              Mussolini in data 31 marzo 1940 (35) compare la guerra offensiva nel Mediterraneo,
              ma in forma distorta e superficiale.  Mussolini prescrive,  solo  sul mare,  «offensiva
              su tutta la linea del Mediterraneo e fuori», e su tutti i fronti terrestri (tranne quello,
              eccentrico,  dell'Etiopia)  un  atteggiamento  sostanzialmente  difensivo  e  di  attesa,
              precisando che l~ronautica ·dève «adeguare la sua attività a quelle dell'Esercito e
              della Marina: attività offensiva o difensiva a seconda dei fronti e a seconda delle
              iniziative nemiche». Questa direttiva se non altro esclude chiaramente un'azione in-
              dipendente e «contro città» dell'aviazione, che deve subordinare la sua attività ope-
              rativa a quelle delle forze di superficie; per il resto,  prescrivendo un'offensiva solo
              navale (e non aeronavale) nel Mediterraneo tiene in scarso conto sia il ruolo delll\-
              viazione nel Mediterraneo, sia le esigenze di coordinamento con la Marina, e non
              indica con precisione dove le forze aeree e navali deVono gravitare. Con la sua Me-
              moria del14 aprile a Mussolini, l'ammiraglio Cavagnari non a torto gli chiede di
              precisare più concretamente gli obiettivi per la Marina,  aggiungendo che «se  non
              si pensa a operazioni concomitanti delle tre forze armate per conseguire un impor-
              tante obiettivo strategico il compito della flotta italiana sarà principalmente quello
              di battere le forze  navali nemiche».  E, in tal caso- rinunciando d'un solo colpo
              all'impiego offensivo delle navi da battaglia tanto proclamato negli anni Trenta-
              Cavagnari ritiene concretamente possibile solo  un impiego difensivo  della  flotta,
              anche perché la ricognizione marittima è troppo scarsa e dato lo schieramento del-
              l'avversario l'armata aerea probabilmente non sarà in grado di fornire un concorso
              sufficiente.
                  ~..:Aeronautica non è più ottimista.  Nella riunione dei Capi di Stato Maggiore
              del 9 aprile 1940 (36) - dove per inciso, il Sotto,segretario alla guerra generale Sod-
              du lamenta che «si sparpagliano mezzi in tutte le direzioni» - il generale Pricolo
              ritiene, come Cavagnari, che «ci  si fa  troppe  illusioni su offensive aeronavali.  Le
              possibilità di queste sono pochissime» e fa  eco anche al generale Soddu, facendo
              notare che «quello che è più grave è dover fare uno schieramento senza un orienta-
              mento preciso». Escluso anche, in questa riunione, qualsiasi raccordo strategico con
              l'alleato tedesco, in omaggio al principio della «guerra parallela» enunciato da Mus-
              solini il31 marzo, principio al quale Badoglio tiene particolarmente anche se pena-
              lizza soprattutto le  Forze Armate italiane.
                  In conclusione, già diversi mesi prima della guerra si rinuncia non solo a prepa-
              rare ma anche a pianificare operazioni offensive suggerite, anzi imposte dalla situa-
              zione strategica generale e dall'impossibilità per l'Italia di condurre una guerra lun-
              ga, e soprattutto mancano tutte le premesse per un impiego redditizio (o per rapidi
              adeguamenti alla situazione strategica) di tutte e tre le forze armate. In questo qua-
              dro, le forze aeree perdono quasi del tutto le loro caratteristiche di flessibilità e la
             ·capacità di fare massa, e inoltre sia l~ronautica che la Marina non sono preparate
              nemmeno alla guerra dei convogli che sarà il carattere saliente e permanente della
              guerra nel Mediterraneo. Eppure sarebbe stato possibile, anche se non facile, conci-
              liare le giuste esigenze di unità e autonomia delll\rma aerea e il suo concetto prefe-



              (35)  Cit. anche in A. Jachino,  Trrtmonto  di  una grande Marina,  Milano,  Mondadori,  1961  (3•  Ed.),
                  pp.  30-33.
              (36)  SME - Uf.  Storico,  Op.  cit.,  pp.  32-42.

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