Page 233 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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il quale fa notare che il maresciallo Badoglio anziché pianificare operazioni offensi-
          ve, è dominato dalla preoccupazione di «chiudere le porte di casa» e pur escludendo
          che gli inglesi possano lasciare l'Egitto, ritiene «lavoro tecnico e inutile» e «perdita
          di tempo» la pianificazione di operazioni offensive su Suez. Ancora una volta, dun-
          que, la povertà dei mezzi spinge ad aprioristiche autolesionistiche rinunce e non alla
          ricerca di un miglior sfruttamento dei pochi mezzi, anche con provvedimenti drasti-
          ci. Non si parla nemmeno di Malta, e la fondamentale questione del coordinamento
          interforze viene liquidata con il solo invio di ufficiali di collegamento delle tre Forze
          Armate presso l'Ufficio del Capo di Stato Maggiore Generale, perché, osserva Ba-
          doglio, «in tempi nprmali per il collegamento fra gli Stati Maggiori bastava la corri-
          spondenza.  Ma questa è lenta,  mentre invece i  tempi serrano».   ·     .
              Badoglio comunque esclude -  su esplicita richiesta del nuovo Capo di Stato
          Maggiore  dell~ronautica generale Pricolo -  che «la guerra sia rapida» e  indica
          come linea di tendenza le scorte logistiche per un anno per i settori oltremare. Prico-
          lo fa  presente - particolare non trascurabile - che non esiste nemmeno un'unità
          di misura comune alle tre forze armate per il calcolo delle scorte logistiche, e indica
          l'estrema esiguità dei livelli delle scorte stesse per l~ronautica, che, in pratica,.nel-
          la  migliore delle ipotesi è in grado di combattere solo una guerra di 5 mesi:  Africa
          settentrionale 2 mesi di carburanti (che si cercherà di portare a 5 mesi entro il mag-
          gio  1940) e 5 mesi di munizioni; Africa orientale 1,5 mesi di carburanti al maggio
          1940 e 5  mesi di munizioni;  Egeo 2  mesi di carburanti al.maggio  1940 e  4 mesi
          di munizioni.
              Come sottolinea il generale Faldella, in questa occasione il generale Pricolo è
          l'unico a sollevare, senza successo, una questione di fondamentale importanza stra-
          tegica:

               «Le Forze Aeree, data la loro caratteristica mobilità possono con sufficiente
               facilità essere chiamate ad operare in svariati settori corrispondenti a diverse
               ipotesi operative.  Tali ampie possibilità impongono,  come necessaria e logi-
               ca conseguenza,  lo studio delle varie ipotesi di guerra  in tutti quei settori
               nei quali l'Aviazione può effettivamente e materialmente essere impiegata.
               Per fare ciò, affinché l'intervento dell'aviazione posSa assumere forme impo-
               nenti è necessario che in questi settori venga convenientemente e preventiva-
               mente organizzata  l'indispensabile attrezzatura a terra»  (33).


              Il mancato accoglimento di questa richiesta ha riflessi pratici di grande rilievo,
          perché alle carenze nella strategia, nel materiale di volo e nella difesa antiaerea degli
          aeroporti si  aggiungono la limitata flessibilità effettiva, la maggiore vulnerabilità,
          la minore aderenza delle basi aeree alle esigenze d'impiego nei vari scacchieri, che
          sono provocate  dalle forti carenze infrastrutturali (34).




          (33)  lvi,  p.  77.
          (34)  Cfr.  anche,  in merito,  G.  Santom,  Op.  cit.,  pp.  66-71.

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