Page 251 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 251
ta italiana fu costretta ad invertire la marcia per fronteggiare il nemico comparso
inaspettamente di poppa e lungo la rotta per Taranto (14).
Ebbe così inizio la battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940 che, escludendo
le unità arretrate o dirottate verso altri compiti, vide impegnate da parte italiana
2 corazzate, 6 incrociatori pesanti, 8 incrociatori leggeri e 16 cacciatorpediniere e
da parte britannica 2 corazzate, una portaerei, 5 incrociatori leggeri e 14 cacciator-
pediniere. C 'è da aggiungere che le due corazzate italiane schieravano in tutto 20
cannoni da 320 mm, mentre le due inglesi disponevano complessivamente di 16 più
potenti cannoni da 381 mm.
Entrarono in contatto per primi, alle 15.20, i contrapposti incrociatori d'avan-
guardia, che poi lasciarono· il posto alle rispettive navi da bat.taglia. In questo fran-
gente gli inglesi rius~irono a portare concretamente al fuoco soltanto la nave ammi-
raglia ~npite, mentre la seconda loro corazzata, la Malaya, sparò in tutto solo otto
salve. Infine una terza e lontana unità britannica di questo tipo, la Royal Sovereign,'
non partecipò al combattimento (15).
Alle 15.59, cioè sei minuti dopo la sua entrata in azione, la corazzata Giulio
Cesare, nave ammiraglia di Campioni, fu gravemente danneggiata dalla ~nprite e
alle 16.05l'incrociatore pesante Bokano fu centrato da tre granate da 152 mm degli
incrociatori inglesi. Questo duplice successo balistico britannico, cui non corrispose
alcuna felice replica italianà, segnò la fine della battaglia, poiché l'ammiraglio Cam-
pioni decise proprio alle 16.05 di interrompere il contatto e di ritirarsi al riparo di
una cortina di fumo artificiale e di un infruttuoso attacco silurante dei propri cac-
ciatorpediniere. Poiché il nemico gli sbarrava sempre la rotta per Taranto, l'ammira-
glio italiano diresse la sua flotta vèrso Napoli, attraverso lo stretto di Messina, non
inseguito dagli inglesi che ritennero tale manovra un espediente per attirarli in una
trappola di sommergibili (16).
Appena terminato lo scontro navale, la parola fu lasciata alle contrapposte for-
ze aeree. Iniziarono il carosello nove· aerosiluranti dell'arretrata portaerei Eagle, che
però non colpirono alcuna nostra unità. Seguirono poi dalle 16.55 alle 21.10 conti-
nui, ma parimenti infruttuosi attacchi da parte della Regia Aeronautica, che impie-
gò U6 bombardieri, bersagliando per errore e fortunatamente sempre senza esito,
anche le navi di Campioni in ritirata con conseguente esasperazione della già viva
polemica tra le due Forze Armate del Regno (17).
Tuttavia molto più grave di .tali spiacevoli errori di identificazione - accaduti
del resto in ogni Paese belligerante - era l'intempestività del nostro intervento ae-
reo su una flotta nemica presentatasi a poche decine di miglia dalle coste italiane,
il che costituiva un primo monito per coloro che in Italia non avevano voluto le navi
(14) Ufficio Storico della Mdt-ina Militare: La Mari1111 ilaliant~ nellll seconJ. guerra mondiale, vol. IV
cit., pagg. 114-115·.
(15) Public Recoro Office di Kew Gudens, Londra (d'ora in poi P.R.0.9, fondo ADM 199, cartella
1048: &tpporto Je//'Ammimglio Cunningham sullll battaglia di Punta Stilo nr. 0112/0.0212/16 del
29 gennaio 1941.
(16) S.W. Roskill: H.M.S. WARWPITE: the slory o/ afamous battleship, Londra, Collins, 1957, pag.
216.
(17) F. Mattesini: La battaglia di Punta Stilo, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1990, pagg.
93-104. D ministro degli Esteri Ciano commentò la situazione il13 luglio 1940, affermando: cl..a
vera polemica in materia di combattimenti navali non è tra noi e gli inglesi, bensl tra l~azione
e la Marina ... ». Cfr. G. Ciano: Diario 19J7- 194J, Milano, Rizzoli, 1980, pag. 451.
249