Page 109 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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il peggio doveva venire il 7 febbraio  1942, quando Mussolini impartì l'or-
           dine di deportare ed internare gli ebrei della Cirenaica < 8 >.  L'atteggiamento
           generale della  popolazione araba era distaccato,  ma non indifferente,  in
           ultima analisi, osserva Paola Hoffmann scrivendo del periodo successivo
           alla prima occupazione britannica della Cirenaica "Bengasi non era più come
           un  tempo:  la guerra,  l'occupazione  avevano  alterato  i delicati  equilibri,  faticosa-
           mente  raggiunti con  i  nativi.  Un  vento  di fronda  nazionalista già probabilmente
           alitava tra i libici, inermi spettatori di quella guerra non voluta, subita e combattu-
           ta  con  molto  sangue  sparso  da  ambo  le parti e in  terra  africana...  Non  ci  erano
           ostili,  certamente,  ma nel suk si poteva cogliere qualche ammiccamento,  qualche al-
           lusione ironica nei confronti della nostra troppo strombazzata superiorità bellica che
           ci avrebbe condotto [come Mario Appelius propagandava alla radio} in trion-
           fo per  le  vie  di Alessandria  e del  Cairo" (9).
                I libici arruolati nelle unità coloniali - che Balbo aveva denominato
           soldati, come quelli nazionali e non più ascari, Regio Corpo Truppe Libi-
           che e non più Regio Corpo Truppe Coloniali della Libia - erano volonta-
           ri e appartenevano a  quella  parte della popolazione araba che aveva ac-
           cettato il potere coloniale e si  era integrata nella società coloniale.  Come
           gli ascari dei possedimenti dell'  Mrica orientale essi sceglievano la profes-
           sione delle armi come più gratificante di molte altre, come segno di affer-
           mazione virile e sociale e per l'attrattiva della paga fissa, dei premi in denaro
            per il  buon comportamento in battaglia,  delle  decorazioni  al valore  che
            al pari delle  ferite  avevano una loro remunerazione finanziaria,  per l'al-
           loggio per le famiglie.  Inoltre chi avesse bene servito con l'uniforme, una
           volta tornato alla vita civile, poteva molto facilmente ottenere un piccolo
           impiego nell'amministrazione civile coloniale o essere nominato capo del
           suo villaggio o del suo paese. Per il loro servizio durante la secondà guerra
           mondiale in Libia abbiamo trovato molto pertinenti ed equilibrate alcune
           osservazioni  e testimonianze  del  tenente  colonnello  Salvatore  Castagna,
           esperto ufficiale coloniale e comandante del famoso presidio di Giarabub.
           Sul loro modo tradizionale di concepire la  guerra scrisse:  "Si trattava di
           fare entrare nella mentalità dei libici i principi tattici e i criteri di impiego dei mino-
           ri reparti nell'azione offensiva e nella difonsiva.  Compito,  questo,  non facile perché
           il libico ama meglio combattere le guerriglie, e perciò preferisce non essere imbrigliato



           (8)  lvi,  p.  273  e p.  281.
           (9)  P.  Hoffmann,  op.  cit.,  p.  273.


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