Page 114 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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1940,  Dire  Daua.  Guerra:  oggi alle 20 precise al Diana  (cinema)  si è ascoltato
               il discorso con il quale Mussolini annuncia l'entrata in guerra dell'Italia.  Che com-
               mozione e che  tristezza.  È la guerra,  ma sarà brevissima ed io  l'affronterò  vicina
               a Carlo.  Poi torneremo  nella nostra  Italia insieme" < 20>.  La testimonianza della
               signora  Moglie  riveste  un'importanza particolare,  degna  di  nota:  sia  lei
               che il marito -  giovani sposi e giovani d'età -  sono fascisti,  sono  due
               onesti piccolo-borghesi che non hanno dubbi sul regime,  ma l'entrata in
               guerra li  pone in ansia,  li  preoccupa < 21>.

                    Una parte della  popolazione  nazionale dell'A.O.I.  superficialmente
               o fideisticamente pensava che la guerra sarebbe finita presto e senza dan-
               ni  e sacrifici da fare.  Il  duca Amedeo,  Viceré d'Etiopia,  in un rapporto
               a Mussolini datato 16 marzo 1941- dove è e,vidente l'amarezza e la fru-
               strazione della sua posizione di comandante -  scrive giudizi disincantati
               sugli italiani dell'Impero, ma, come vedremo più avanti,  non sempre co-
               me qui il giudizio del duca è lucido e coerente.  Scrive  il Duca Amedeo:
                    "La popolazione bianca che,  nella grande maggioranza viveva nella illusione
               che  la guerra  non  avrebbe  imposto  gravosi sacrifici si  trovò  di  colpo  di fronte  ad
               una dura realtà richiedente,  nonché sacrificio degli averi, financo quello della vita.
                    Molti,  venuti nell'Impero con il miraggio di far denari comunque al più presto
               e di ritornare poi comodamente in Italia, colpiti ora ne/loro egoismo e sconvolti dalla
               disperazione e dalla paura, sono stati e sono portati ad inveire freneticamente contro
               chi,  secondo  loro,  non  ha saputo tutelare anche i loro  equivoci interessi,  con  accuse
               insensate  di  vigliaccheria  e di  disorganizzazione  civile  e militare.
                    Questa grave forma di disfattismo viene intensamente perseguita e punita seve-
               ramente;  oltre che per salvaguardare la capacità morale di resistenza dell'Impero,
               anche per giustizia verso chi ha compiuto e compie fino  all'ultimo il suo dovere"< 22 >.



               (19)  lvi,  p.  3.
               (20)  Anna  Maria  Moglie,  Africa come  amore,  Roma,  Trevi  Editore,  1978,  p.  36.
               (21)  Questa guerra in cui sono entrati è chiaramente estranea ai loro orizzonti personali
                   di vita e a quelli che pensano essere gli orizzonti dell'Italia, perché, sia pure nell'ot-
                   tica  deviante che  è quella  del  regime,  i  due giovani  coniugi  sono  dei  patrioti.  È
                   evidente,  comunque, lo smarrimento della donna che reagisce con l'evocazione di
                   due immagini successive, prima quella di lei che resta nell'Impero accanto al mari-
                   to  e  poi  quella  di  loro  due che,  a  guerra  finita,  ritornano  insieme in  Italia.
               (22)  In Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale,  Roma, Stato Maggiore Esercito,
                   Ufficio  Storico,  1988, vol.  II,  pp.  336-337.
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