Page 115 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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La  signora  Bullotta  fa  amare considerazioni  sui  richiami alle  armi
            e sugli  ufficiali  che  si  fanno  esonerare ( 2 3)  e scrive  a  proposito  di  quelli
            che sono al fronte:  "E sulle prime linee,  chi ci  va? ...  l ragazzi senza esperienza
            alcuna,  e i  vecchi  riservisti  che  non  codono  di  sufficienti  appoggi  per farsi  eso-
            nerare" < 24>.

                 E il  duca  Amedo  scrive  a  Mussolini  nel  rapporto già menzionato:
                 "Altro fattore  negativo:  le  gravi  deficienze più che  quantitative qualitative
            dei quadri.  Vi sono onorevoli eccezioni ed in loro corrispondenza i reparti solidissimi,
            ma la massa è scadente talvolta per qualità morali -  ho deferito  alla corte  mar-
            ziale tre ufficiali superiori per codardia -  quasi sempre per capacità professionali.
            Gli Ufficiali,  venuti dall'Italia, se in S.P. E.,  costituiscono spesso lo scarto dei reggi-
            menti italiani; se di complemento rappresentano lo scarto della vita civile trattando-
            si,  salvo onorevoli eccezioni,  di gente senza arte né parte,  venuti giù per trovare da
            vivere.  Molti di quelli mobilitati nell'Impero non hanno gran fondo  morale, prova
            sia  la fatica  che  devo fare per stanare gli imboscati...  Dove  il Comandante  [dei
            battaglioni bianchi n.d.r.} e parte dei quadri, sono ottimi, dove scadenti.  Il male
            si è che i migliori ufficiali sono i primi ad essere perduti.  Non potendo avere riforni-
            menti dall'Italia sono costretti a sfruttare quello che hanno in sito stanando gli im-
            boscati,  ma  anche  mandati a comandare  un  reparto  l'animo  loro  non  cambia  ed
            invece di rappresentare un apporto di forza costituiscono  molto spesso  una causa di
            debolezza" < 2 5>.
                 Queste carenze dei quadri, carenze morali e professionali e i difetti
            delle truppe nazionali sono bene evidenziati anche da Nasi, che pure sep-
            pe con quegli uomini e con i coloniali compiere quella forte resistenza nel-
            l'Amhara. In una sua circolare datata Gondar 17 luglio  1941 e significa-
            tamente indirizzata "A tutti gli Ufficiali dei reparti nazionali", dopo aver no-
            tato i difetti dei battaglioni  nazionali eterogenei  per composizione d'età
            e provenienza di arma, senza coesione morale, etc., così scrive:  "Il nostro
            soldato  è anzitutto  uomo  di  sentimento.  Sapendo parlargli,  si porta  dove  si  vuole
            e se  ne fa  un  eroe.
                 Quanto a sobrietà e resistenza ai disagi e sacrifici,  è il migliore fra  i soldati
            d'Europa.



            (23)  A.  Bullotta, op.  cit.,  pp.  10-11.
            (24)  lvi,  p.  II.
            (25)  A.  Rovighi,  cit.,  vol.  Il,  pp.  335-336.


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