Page 121 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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hon riusciva ad assimilare del tutto i modi e i mezzi della guerra moder-
na. Invece gli eritrei di Keren rimasero nei loro reparti per la fiducia e
la stima che portavano ai loro comandanti e per sentimenti di fierezza e
di dignità. Keren è solo un esempio, come altri che ho menzionato sopra
e altri ancora che si potrebbero ricordare, di come sia necessario cambia-
re radicalmente il giudizio di comodo - e al fondo anche vile - che pur-
troppo ha ancora circolazione sulle truppe africane dell'A.O.I. durante la
seconda guerra mondiale.
Nuovi elementi sulla dinamica delle diserzioni di truppe indigene af-
fiorano dagli archivi militari italiani: Il tenente colonnello Agostino So-
netti, Comandante del Deposito coloniale dell' Amhara, interroga due
muntaz del 79° Battaglione coloniale fuggiti da Debra Tabor prima della
resa. I due sono eritrei, Tzeggai Mosazghi di Asmara e Sebbatù Hailu di
Adi Ugri: uz due muntaz dicono di aver voluto raggiungere Gondar per sottrarsi
all'umiliazione del disarmo e per non correre il rischio di combattere contro la nostra
bandiera: hanno però esternato il desiderio, in un primo tempo, di essere congedati
per tornare in Eritrea presso le loro famiglie che non vedono da oltre quattro anni.
A seguito però dell'azione persuasiva svolta verso di loro dallo scrivente, hanno poi
deciso di restare fino all'ultimo al servizio del Governo italiano" <3 4>. Anche il te-
legramma 126920 di Nasi al Comando Supremo contribuisce a chiarire
il fenomeno diserzioni: ((At scopo informazione comunico che più di un caso pres-
so nostri presidi, comandanti britannici che avevano formale impegno congedare no-
stre truppe coloniali fatte prigioniere, le hanno invece arruolate at loro ordini con
costrizioni minacciando anche rappre.raglie at carico famiglie che trovansi in territo-
rio di occupazione inglese. Ciò avviene non solo con elementi Amhara ma anche et
specialmente con quelli eritrei et cioè appartenenti a territori sui quali nostra sovra-
nità de jure est stata sempre riconosciuta da inglesi. Recentemente banda Uollo et
79 ° Battaglione, già del presidio di Debra T abor, per i quali nostri comandanti
(34) A.U.S.S.M.E., Carteggio del Capo del Governo, busta 22, rapporto del tenente colon-
nello A. Sonetti al Comando Truppe dell'Amhara datato Gondar 11 luglio 1941.
Anche il muntaz amoara Enatù Endisciau ripiegò con un gruppo di ascari su Gon-
dar, dove giunse ferito dopo aver sostenuto un combattimento, essere stato cattura-
to ed essere riuscito a fuggire. Quanto il muntaz giunse a Gondar era morente,
fece in tempo a consegnare il gagliardetto del LXXIX Battaglione che aveva voluto
mettere in salvo. In deroga alla legislazione vigente, ebbe motu proprio dal Re la
Medaglia d'Oro al Valor Militare, che non poteva essere conferita ai soldati colo-
niali. Enatù e il buluk basci eritreo della R.M. Farg Mohammed Ibrahim, anch'egli
decorato di M.O. al Valor Militare alla memoria motu proprio del Sovrano, costi-
tuiscono le sole eccezioni; ai militari coloniali erano infatti concesse decorazioni
al valore fino a quella d'Argento al Valor Militare.
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