Page 199 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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nante serie di manifesti e dichiarazioni pubbliche di comunisti a favore
           del patto Ribbentrop-Stalin e di augurio della rovinosa sconfitta delle de-
           mocrazie  occidentali.
                La  copiosa  documentazione  raccolta  in  Vichy,  1940-1944.  Quaderni
           e documenti inediti di Angelo Tasca,  a cura di Denis Peschanski < 15 > a sua volta
           comprova, al di sopra di ogni dubbio, il ruolo attivo svolto ai danni della
           Francia dai militanti comunisti, del resto colpiti da decreto di scioglimen-
           to delle loro organizzazioni dal26 settembre 1939 e perseguiti da misure
           repressive, in via amministrativa, dal 18 novembre dello stesso anno. Un
           rapporto confidenziale della Direzione dei servizi d'informazione al1 ° apri-
           le  1941  ricordava che "i comunisti avevano creduto di trovare presso le
           autorità germaniche 'occupanti' una certa tolleranza e persino di ottenere
           da esse l'autorizzazione a  riprendere la loro  normale attività politica"  e
           in tal senso sin dal 18 giugno  1940 avevano avanzato richiesta di ripren-
           dere la  pubblicazione di  "L'Humanité", come poi di "Ce Soir" e di "La
           Vie Ouvrière": speranze frustrate dall'intervento della Prefettura assai più
           che dalle autorità germaniche, alle quali, anzi, faceva gioco che i comuni-
           sti francesi concorressero a indebolire la resistenza contro l'occupazione e
           scendessero in campo a pubblico sostegno di un "nuovo ordine" comunque
           imperniato anche sulla Germania hitleriana. Solo dinanzi alla netta ostilità
           incontrata dai loro tentativi i comunisti erano passati a diffondere segre-
           tamente la parola d'ordine secondo la quale "l'hitlerismo e perciò i capi
           dell'armata di occupazione loro emanazione erano  il nemico numero uno
           del comunismo", suscitando e organizzando il malcontento contro il regi-
           me di occupazione, per esempio appoggiando la  richiesta di un aumento
           delle  razioni  di latte per i bambini, gli  anziani e i malati e riprendendo
           la propaganda soprattutto nelle file  dei giovani. Essi avevano veduto con
           favore anche la deportazione di operai francesi oltre Reno confidando che
           potessero farsi veicolo della diffusione delle parole d'ordine di Mosca fra
           gli operai della Germania. Fra cattura di agenti segreti dell'Internazionale
           illegalmente introdottisi in Francia per organizzarvi attività sovversive, ar-
           resti di militanti colti in flagranza di reato e i colpiti da internamento nei
           'campi', all'aprile 1941la Prefettura di Parigi sommava 1.964 provvedi-
           menti a carico dei comunisti, la cui condizione era destinata a non miglio-
           rare affatto neppure nella Francia di Vichy, sin tanto che durava la linea
           ufficiale di denunzia della  "guerra imperialista", in sintonia con Mosca.



           (15)  Denis Peschanski, (a cura di), Vichy,  1940-1944.  Quaderni e documenti inediti di Angelo
                Tasca,  Milano,  Feltrinelli,  1986. Su Tasca v. J.  De Grand, Angelo  Tasca,  un politico
               scomodo,  Milano,  Angeli,  1985.


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