Page 196 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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con preoccupazione all'esito finale dell"'avventura". Se il31 maggio s'ir-
              ritava perché in una rivista torinese si leggeva che secondo un antico filo-
              sofo  "nessuna  disgrazia può  accadere  ad un  Paese più grave  di  quella  d'essere
              governato da un tiranno vecchio",  nell'anniversario dell'ingresso in guerra Mus-
              solini si lasciava andare ad aspre rampogne contro la Germania, giungen-
              do ad asserire:  "Personalmente ne ho  le tasche piene di Hitler e del suo  modo  di
              fare"< 11>.

                                              * * *
                   A restituire spazio a un regime la cui unica vera novità -  osservò
              il ministro degli Scambi e valute, Raffaello Riccardi - ormai sarebbe sta-
              t~ "vedere l'uomo gravido" (22 giugno 1941) fu l'operazione Barbarossa
              cioè l'attacco  della  Germania all'URSS.  Essa  segnò  il ripristino (almeno
              nella propaganda) del primato della politica, anzi dell'ideologia, sulla rou-
              tine bellica: terreno sul quale, come già abbiamo detto, si andava rapida-
              mente registrando lo scollamento fra  'partito nazionale' e fascismo.  'Afa-
              scisti' e 'lealisti' -  spesso identici o comunque in vario modo intrecciati
              -poterono credere che la guerra in corso avesse ora trovato il suo vero
              obiettivo: non già la vittoria sui franco-inglesi, bensì l'eliminazione del "pe-
              ricolo del comunismo", scopo per il quale meritava impegnarsi, come già
              era accaduto  al  tempo  della guerra  di  Spagna,  quando la guerra contro
              i "rossi" aveva registrato la  partecipazione volontaria anche di molti che
              fascisti  non erano e che anzi si sarebbero più tardi distinti nella lotta ar-
              mata contro i nazifascisti,  ma per i quali  "porro  unum  necessarium"  era la
              guerra contro l'URSS (12>.
                   L'invio del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) venne ac-
              compagnato da una mobilitazione propagandistica senza precedenti e di
              gran lunga più penetrante ed efficace di quella a suo tempo lanciata a so-
              stegno dell'intervento contro Francia e Gran Bretagna. Parte eminente vi
              ebbe il clero,  ai  suoi  vari livelli.  Al  riguardo  -  mentre apprezziamo  il
              puntiglioso e meritorio censimento di tutte le riserve mentali da taluni pre-
              lati consegnate a diari, lettere o confidenze a cerchie ristrette di amici, con
              rade e solo allusive ed ellittiche sortite pubbliche -  non possiamo perdere



              (11)  G.  Ciano,  Diario,  cit.,  pp.  518·19.
              (12)  Fra i molti rimane particolarmente emblematico il caso di Edgardo Sogno,  di cui
                  vds.  Fascismo,  nazismo,  comunismo  in Luciano Garibaldi,  L'altro italiano.  Edgardo  So-
                  gno: sessant'anni di antifascismo e di anticomunismo,  Milano, Ares,  1992 e Fuga da Brin-
                  disi  e altri saggi,  Cuneo,  L'Arciere,  1989.


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