Page 194 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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realtà dei rapporti di forza fra le grandi potenze era altra cosa dall'imma-
               gine retorica propagandata dal regime. Mussolini era conscio  che la  "fa-
               scista"  non  era affatto andata,  quanto ad affermazione di potenza,  oltre
               il segno dell' "Italietta" che sin dai tempi della Destra storica aveva vedu-
               to Amedeo  di Savoia (al quale già era stata offerta la Corona di Grecia)
               sedere sul trono di Spagna (1870-72),  varcare il mare alla  conquista  di
               colonie con  il cauto Depretis, spingersi sino a  rivendicare San Mun con
               Pelloux,  ottenendo poi Tientsin con l'ottuagenario Saracco, e assicurarsi
               la Libia col "palamidone" Giolitti: insomma più di quanto avesse mostra-
               to  di  saper  fare  un ventennio  di  fascismo < 10>.

                    Ma quali mezzi vennero predisposti dal duce e quali piani bellici fu-
               rono  approntati per fare  dell'Italia veramente  (e  finalmente) una  "grande
               potenza"? A  parte il discorso  del  10 giugno  1940 (''giorno  della  follia"
               come hanno scritto U. Alfassio Grimaldi e G. Bozzetti), il "piano di guer-
               ra" prevedeva: "Fronte terrestre.  Difensivo sulle Alpi occidentali. Nessuna
               iniziativa. Sorveglianza. Iniziativa solo nel caso ( ... ) improbabile di un com-
               pleto collasso francese sotto l'attacco tedesco. Una occupazione della Cor-
               sica  può essere  contemplata,  ma  forse  il  gioco  non vale  la  candela  ( ... ).
               A Oriente, verso la Iugoslavia, in un primo tempo, osservazione diffidente.  Of-
               fensiva  nel caso  di un collasso interno di  quello  Stato, dovuto alla seces-
               sione,  già  in  atto,  dei  croati.  Fronte  albanese:  l'atteggiamento  verso  nord
               (Iugoslavia) sud (Grecia) è in relazione con quanto accadrà sul fronte orien-
               tale. Libia: difensiva verso la Tunisia quanto verso l'Egitto. L'idea di un'of-
               fensiva  contro l'Egitto è da scartare, dopo la costituzione dell'esercito di
               W eygand.  Egeo:  difensiva.  Etiopia:  offensiva per garantire l'Eritrea e ope-
               razioni su Gedaref e Kassala, offensiva su Gibudi, difensiva e al caso con-
               troffensiva  sul fronte  del  Kenia  ( ...  )".  Il  piano  non aveva  dunque nulla
               di napoleonico e neppure (si parva licet ... ) di mussoliniano: ripiegava in-
               fatti sulla difensiva diffidente salvo il collasso degli Stati confinanti, né enun-
               ziava  obiettivi  di  conquista  in  qualche  modo  funzionali  all'intento  di
               spezzare le sbarre e abbattere i muri della 'prigione' dalla quale, secondo
               il Duce, l'Italia  doveva  uscire  per elevarsi  veramente  a  grande  potenza e
               assicurarsi  libertà sui  mari  e finestra  sull'oceano.

                    Perlustrando anche i più reconditi meandri dellabirintico cammino
               mussoliniano,  alla  ricerca di  un nocciolo  di razionalità,  anche Renzo  de



               (10)  Per un  raffronto  tra le  diverse  fasi  dell'espa:nsione  coloniale  italiana  rinviamo  al
                    nostro  L'imperialismo  italiano.  La politica  estera  dall'Unità  al fascismo,  Roma,  1980.


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