Page 197 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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di vista  il dato  storico essenziale:  la vera e propria 'crociata'  nella  quale
            s'impegnò la stragrande maggioranza del mondo cattolico a favore  della
            distruzione del comunismo. È ben vero che quest'ultima non comportava,
            di necessità il massacro dei "russi", bensì veniva semmai prospettata co-
            me loro liberazione dal totalitarismo ateo e materialistico: a nessuno sfug-
            giva, però, che la meta poteva essere raggiunta solo con metodi adeguati
            allo scopo e cioè con quelli applicati dalle divisioni germaniche nella loro
            avanzata "a rullo compressore" come ammiratamente scrivevano, all'uni-
            sono con la stampa d'opinione e di  regime, giornali cattolici e bollettini
            parrocchiali (13>.  La prospettiva di una campagna rapida e vittoriosa in un
            territorio sterminato galvanizzò anche molti sino a quel momento tiepidi
            nei confronti della "guerra del duce", fece  ritrovare la compattezza nazio-
            nale incrinata dalla perdita dell'Africa orientale e dimenticare o mettere
            tra parentesi l'ingresso Hailè Selassié in Addis Abeba il  5 maggio  1941,
            a  cinque  anni  esatti  da  quello  di  Badoglio.
                 Il numero di quanti avanzarono richiesta di essere assegnati al fronte
            russo almeno nei primi mesi fu  relativamente elevato,  a conferma del fa-
            vore  incontrato  dalla  decisione di  Mussolini  di  schierarsi  sul terreno  di
            guerra, anche in quel settore, a fianco dell'alleato, proprio per accentuare
            la portata ideologica del conflitto in corso.  Mentre ottenne l'effetto di re-
            stituire al regime il ruolo di perno dell'anticomunismo militante, l' aggres-
            sione della Germania nazista all'URSS ebbe altresì ripercussioni profonde
            sugli antifascisti 'storici', cioè su quanti non avevano iniziato a prendere
            le  distanze dal regime dinanzi al  negativo  andamento della guerra bensì
            si riallacciavano, direttamente o indirettamente, alle lotte ideologico-politiche
            che fra il1919 e il 1925 aveva veduto ascendere il fascismo da composito
            (e spesso scomposto) movimento a forza di governo e infine a partito unico.
                 Gli antifascisti di area liberaldemocratica e liberalsocialista nel1940-41
            uscivano da una lunga serie di delusioni, ultima fra le quali era la consta-
            tazione della inaffidabilità dei comunisti quali compagni di  strada verso
            la riconquista della  democrazia.  Durante la guerra civile di Spagna, essi
            li  avevano  veduti  mettere  in pratica  i principi  del  Komintern (primato
            assoluto degli interessi politico-militari dell'URSS su ogni altro obiettivo)
            anche ai danni delle altre forze antifasciste in campo contro l'avanzata di



            (13)  In proposito vds. Mario Isnenghi, La campagna di Russia nella stampa e nella pubblici-
                stica fascista,  in AA.VV.,  Gli Italiani sul fronte russo,  pref. di G. Quazza, Bari,  1982,
                pp. 406 e seg.  e Mimmo Franzinelli, Il riarmo dello  spirito.  I cappellani militari nella
                seconda  guerra  mondiale,  pref.  di  E.  Balducci,  Paese,  Pagus,  1991.


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