Page 30 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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pariva chiaramente subordinata alle decisioni tedesche. Ciò significava per
Mussolini la fine del mito accuratamente coltivato all'interno della leader-
ship fascista nell'Asse e la mancanza di una strategia dr risposta al primato
hitleriano.
L'ideologia continua ad essere citata come base paritaria fra gli allea-
ti, ma i fatti dimostrano che nell'alleanza le forze sono ben lontane dall'es-
sere sullo stesso piano. Ci riferiamo naturalmente al Patto Tripartito del
27 settembre 1940 fra la Germania, l'Italia e il Giappone che impegna
gli Stati firmatari a sostenersi a vicenda con ogni mezzo nelle rispettive
attività belliche. Contiene, inoltre, un apparato ideologico che esprime la
volontà egemonica delle Potenze dell'Asse nei confronti dei problemi del
mondo, suscettibili di trovare, con l'accordo delle tre Potenze, soluzioni
che vengano definite in armonia con il Nuovo Ordine(2). La triplice allean-
za e la definizione del futuro geopolitico del mondo appaiono costruire
l'aspetto più evidente di una presenza autoritaria di Roma e di Berlino
in Europa; tuttavia, nonostante le intese annunciate con clamore, sono sol-
tanto le iniziative tedesche a registrare risultati militari positivi.
Quanto all'Italia, nonostante la "vittoria" sulla Francia che convince
sempre meno gli osservatori più attenti, la crisi coincide con il 28 ottobre
1940, giorno dell'attacco alla Grecia. A questo proposito ci si domanda
. quali furono le ragioni che spinsero Mussolini a compiere tale passo, poi-
ché sono proprio i documenti a dimostrare che fu una decisione persona-
le e quasi solitaria di lanciare un ultimatum impossibile e di volere, quindi,
la guerra con la Grecia. Questa decisione può apparire tanto più inspie-
gabile in quanto lo stesso Mussolini sosteneva la tesi della "guerra breve"
-quindi non avrebbe dovuto voler allargare un conflitto che si era appe-
na concluso in Europa con gli armistizi con la Francia e che avrebbe potu-
to concludersi con un accordo con la Gran Bretagna -. Inoltre, chiamare
in causa la Grecia significava, nel contesto balcanico, prendere una deci-
sione non priva di gravi conseguenze che avrebbero portato ad un allarga-
mento incontrollabile del conflitto. Gli storici italiani e stranieri hanno
considerato spesso questo problema e le tesi appaiono abbastanza univo-
che: il desiderio di Mussolini di apparire importante quanto Hitler nel
nuovo mondo europeo lo spingeva a prendere una decisione che non sem-
brava troppo in contrasto con la sua tesi di "guerra breve". Infatti, il
(2) Purtroppo mancano finora studi omogenei sul progetto di Nuovo Ordine.
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