Page 34 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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attendisti.  Per gli uni,  la riunione segnava  una svolta  nella storia franco-tedesca,
               per gli altri,  rappresentava un incontestabile fallimento ... " (6).  L'impressione che
               fecero gli  accordi in Italia fu  di  superamento di un improbabile dialogo
               franco-italiano,  dialogo voluto da  Hitler  per  ottenere il massimo  da  Vi-
               chy,  in una visione geo-strategica generale poco favorevole all'Italia m. Era
               in questo senso che l'ammiraglio Duplat ne riferiva a Vichy affermando:
               "l rovesci in Cirenaica non hanno avuto soltanto l'effetto di accrescere l'inquietudine
               che le nostre forze in Africa del Nord suscitano in Italia; hanno spinto la Germania
               a non  affidarsi più all'alleato  negli affari mediterranei e ad occuparsene diretta-
               mente come dimostrano  l'insediamento delle forze  aeree  tedesche in  Sicilia e il fatto
               che  le  decisioni  della  Commissione  Italiana  di  Armistizio,  relative  a questioni  di

               sua competenza,  oramai sono  sostenute  dall'autorità  del governo  del Reich ... "< 8 l.
                    Le osservazioni del Capo della Delegazione francese a Torino furono
               ripetute più volte nei rapporti successivi  ed il tono era sempre quello di
               un attento osservatore della situazione di uno Stato che subiva dei rovesci
               in Africa orientale (che sarà poi abbandonata il 21  maggio  1941 ma che
               era in crisi da gennaio), in Grecia e in Libia.  In questi due ultimi fronti
               la dipendenza dalla struttura militare tedesca sarà sempre cres~ente e por-
               terà ad una crisi generale dell'opinione pubblica italiana a proposito della
               guerra che si rivelava essere né breve, né facile.  "Vi sono i segni di un crollo
               del morale italiano- sottolineava il 28 febbraio  Duplat -  il che spiega  la
               necessità per il Reich di accentuare la sua influenza sull'Italia.  Ogni giorno di più
               la Germania conduce il gioco,  e,  nell'ambito dell'applicazione dell'armistizio,  dob-
               biamo abituarci all'idea che,  sempre più spesso,  gli Italiani saranno solo i portavoce
               dei  tedeschi  ... ".
                    In queste parole vi era una esagerazione certa, ma la sostanza del giu-
               dizio  era valida.  La  libertà di azione delle autorità italiane diminuiva in
               proporzione agli insuccessi militari italiani e ai successi militari tedeschi.



               (6)  O. Abetz, Histoire d'une politique franco-allemande  (1930-1950),  Mémoires  d'un Ambassa-
                  deur,  Parigi,  Stock,  1953,  p.  164.
               (7)  L.D. Girard, Montoire,  Verdun diplomatique, Parigi, Bonne, 1948, p. 210. Sulle reazio-
                  ni italiane alla  "politica tedesca"  di Vichy si veda R.H. Rainero, Mussolini e Pétain.
                  Storia  dei  rapporti tra l'Italia e la  Francia  di  Vichy  (lO giugno  1940- 8 settembre  !943),
                  Roma,  U.S.S.M.E.,  1990, tomo  I,  p.  176.
               (8)  H. Duplat, Conclusion del rapporto del 30 gennaio 1941, in Archivi dello SHAT, Vin-
                  cennes,  DFCIA,  1/P/80,  p.  26.


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