Page 37 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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fascista rivolta all'Oriente arabo un nuovo strumento. Questa rivista, or-
           gano completamente dimenticato dai ricercatori italiani e stranieri, si pre-
           figgeva  di mettersi al servizio della  ''costruzione di un  Nuovo  Ordine in tutte
           le  terre  bagnate  dal Mediterraneo,  là  dove  Roma  e l'lslam  già  si  incontrarono  e
           seppero creare una splendida civiltà, per certi aspetti mai superata ... "<9>.  Lo stesso
           discorso vale per l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (I.S.P .I.)
           di Milano. A fianco del settimanale "Relazioni Internazionali", rivista d'in-
           formazione e di documentazione, l'Istituto aveva prodotto delle pubblica-
           zioni poco valide ma utili alla propaganda fascista.  Lo  stesso avviene per
           le collezioni di volumi "di studi" che l'Istituto pubblica e che saranno ac-
           compagnate da una serie di volumi di propaganda sul futuro del mondo,
           dopo la  vittoria.
                La posizione italiana in Medio Oriente era molto interessante poiché
           l'arrivo a Beiruth, il l  0  agosto  1940, di una delegazione italiana di armi-
           stizio darà alla propaganda fascista un elemento nuovo che le permetterà
           di considerare più direttamente un possibile intervento all'interno del pro-
           blema arabo. Il generale Mittelhauser, Comandante Superiore delle forze
           militari francesi  nel Levante,  accettò le  direttive del Governo di Vichy e
           l'arrivo della delegazione italiana, diretta dal generale Fedele De Giorgis,
           ma offrì  al tempo stesso  alla  propaganda inglese e gollista l'opportunità
           d'intervenire nella questione siriana per pretendere l'allontanamento de-
           gli ufficiali italiani, minacciando altrimenti di considerare il Levante fran-
           cese come  territorio occupato dal nemico" e di poter quindi, legittimamente,
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           ''prendere tutte le opportune decisioni per la difesa dei suoi propri interessi''. Questa
           messa in guardia, che precedette di alcuni giorni l'insediamento della Com-
           missione italiana, fu all'origine di una prima crisi con l'Alto Commissario
           francese,  Gabriel Puaux, il quale non mancò di  segnalare a  Vichy come
           la presenza di questa delegazione, cui si  era aggiunta una delegazione te-
           desca, non poteva non mettere in pericolo il delicato equilibrio del Paese
           che  si  trovava nel cuore di  un Medio  Oriente dominato  dagli  inglesi,  e
           sempre sotto la minaccia delle rivendicazioni nazionaliste dei siriani e dei
           libanesi. Per gli inglesi si trattava, secondo Puaux, di una grave provoca-
           zione e di un reale pericolo di offensiva militare dell'Asse verso le retrovie
           del fronte egiziano.  Per gli ambienti autoctoni si  trattava, invece,  di una
           prova evidente della  sconfitta della Francia che doveva accettare la pre-
           senza dei suoi nemici-vincitori anche nel Levante, con conseguenze psico-


           (9)  Citazione tratta dall'editoriale:  Mediterraneo:  origine  e fulcro  della  guerra,  in "Mondo
              Arabo",  n.  l,  29  dicembre  1940.


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