Page 43 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 43

oramai chiusa.  Quanto a  Mussolini,  la  fine  del  Bastione di  Gondar del
           27 novembre e le difficoltà in Libia saranno ulteriori conferme delle diffi-
           coltà  strategiche  dell'Italia  in guerra.
                Sul Piano dei  rapporti con la Francia, un sussulto d'interesse per i
           porti tunisini spinse Mussolini a scrivere a Hitler sull'urgenza d'imporre
           a Vichy l'uso dei porti in Tunisia, che persino i Protocolli di Parigi non
           avevano aperto all'Asse:  " ... Se i francesi respingessero anche le offerte più genero-
           se,  vi dichiaro,  Fiihrer- scriveva Mussolini il 29 dicembre- che preferirei
           portare le mie divisioni e i miei blindati in Tunisia piuttosto che veder/i scomparire
           in fondo  al mare,  sulla strada di  T ripoli  ... "< 14>.  Propositi di tal genere non
           potevano  che  spingere Vichy a  cedere  su  questo  punto,  o  a  far  finta  di
           cedere,  ciò  che  in  fondo  rientrava  nella  tradizione  delle  relazioni  italo-
           francesi. La forma ufficiale di una riunione tra il Ministro degli Mfari Esteri
           italiano e l'ammiraglio Darlan nella capitale dell'armistizio, Torino, por-
           tò ad un accordo firmato la vigilia di Natale. Era un accordo sull'uso, molto
           limitato, dei porti tunisini; era poco ma la forma salvò il desiderio italia-
           no  di  sembrare ancora al  centro  delle  decisioni strategiche della guerra.
           Il  Duce  non si  fece  illusioni  sulla  buona fede  dei  negoziatori  francesi  e
           da parte sua Darlan avvisava i Capi della Delegazione francese di Torino
           che  si  trattava di  una politica  che  cercava  "di destreggiarsi fra  le  difficoltà
           per  non  dare  alcun  impegno  alle potenze  dell'Asse  e preservare  il futuro ... ".
                Si trattava, lo si vede chiaramente, di un accordo tra !adroni; ciò èhe
           appare indiscutibile è la  decadenza totale dell'Italia rispetto ai  suoi pro-
           positi strategici fissati  all'inizi~ del  conflitto. La guerra era lunga e tutto
           appariva incerto e negativo per l'Asse dato che il tempo sembrava lavora-
           re a favore dei suoi nemici che nel frattempo erano diventati tre potenze
           importanti: la  Gran Bretagna, l'URSS  e gli  Stati  Uniti d'America che  si
           trovavano infatti "alleati" nell'imminente offensiva contro l'Italia, la Ger-
           mania e il Giappone.










           (14)  Per una visione generale sulla questione dei  porti tunisini e sugli  accordi franco-
               italiani si veda R. H. Rainero,  Gli accordi di  Torino fra  la  CIAF e il governo  di Pétain
               sulla  Tunisia,  nd volume di J.B. Duroselle ed E.  Serra,  Italia e Francia  1939-1945,
               Milano,  ISPI,  1984,  p.  231  e  seg ..



                                                                               41
   38   39   40   41   42   43   44   45   46   47   48