Page 69 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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guerra fosse sospesa la chiusura di conventi e case religiosi. Infatti, il 2 7
           luglio  1941, Bormann, su ordine di Hider, aveva scritto in questo senso
           a tutti i Gauleiter del Reich (93>.  A questo provvedimento avevano contri-
          . buito le energiche pressioni del ministro del Reich per i culti, Kerrl e, con
           tutta probabilità, anche Mussolini e Ciano, dal momento che Attolico si
           era  premurato di portare la  notizia  alla  Santa Sede.
                Nel confermare due giorni dopo la notizia, Orsenigo interpretò cor·
           rettamente la  "retromarcia" del partito nazionalsocialista con la  convin-
           zione che  la campagna di violenta soppressione di chiostri e di istituzioni cattoliche
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           non  era più tollerata  dal popolo".  Si  potrebbe ançhe aggiungere che  dietro
          ·a questo ritiro c'erano anche burocrazia ed esercito che avvertivano come
           l'accrescimento della lotta religiosa contro la Chiesa cattolica avrebbe del
           tutto eliminato le già scarse probabilità di riportare la vittoria. Nella stes-
           sa lettera, però, il nunzio ammoniva la Santa Sede a non farsi troppe illu-
           sioni al riguardo. Infatti,  la sospensione delle ingiustizie a cui fo costretto il partito
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           non significa però alcun serio cambiamento d'indirizzo nella politica religiosa".  La
           situazione era rimasta sempre la stessa:  "a) continua la campagna per l'euta·
           nasia; b) nel Warthegau il signor Greiser procede ora alla soppressione radicale di
           ogni istruzione religiosa: l'istruzione è permessa soltanto ai membri delle associazioni
           religiose,  che si dovrebbero istituire indipendentemente dal vescovo,  dal parroco e dal
           Papa;  c)  in  Russia,  quando  l'esercito  tedesco  occupa paesi con  chiese  cattoliche  ed
           ortodosse,  il comando  militare si dà premura di restituir/e alla popolazione per il
           culto,  ma questo gesto,  che ritengo sinceramente religioso,  deve essere ignorato in pa-
           tria,  affinché i tedeschi non rimpiangano nel Terzo Reich di vedere effettuato entro
           i loro confini quello stesso  bolscevismo che i loro  valorosi militari vorrebbero  invece
           distruggere in Russia; d) in Baviera va esplicandosi un tentativo di vera bolsceviz-
           zazione della scuola,  con  l'allontanamento dei crocefissi e dei simboli religiosi dalle
           aule scolastiche e con la soppressione della consueta preghiera da parte degli scolari;
           e) perfino  l'agonia  dei  credenti  non  vien più trattata  religiosamente".  Di fronte
           a questo sostanziale aggravamento della situazione, emergevano due ten-
           denze tra i cattolici:  c'è chi vorrebbe una reazione aperta e clamorosa da parte
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           dell'episcopato e fosse possibile anche da parte del nunzio apostolico; altri invece, fra
           i quali cardinali e vescovi,  mi  hanno  espresso  sommessamente  e rispettosamente  il
           desiderio che la Santa Sede stessa tenti un passo o direttamente presso il Capo dello
           Stato o indirettamente,  interessando l'ambasciata germanica presso il Vaticano"<94>.


           (93)  Cfr.  Attolico a  Tardini,  8  settembre  1941, in ADSS,  V,  p.  188.
           (94)  Cfr.  Orsenigo  a Maglione,  10 settembre  1941,  in ADSS,  V,  pp.  194-196.
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