Page 71 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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quali cure dolorose opprimono la sua anima. Ci vengono notizie della paterna mise-
ricordia colla quale egli protegge i nostri connazionali fuori dei paesi occupati, e sia-
mo riconoscentissimi verso di lui. Ma pure, per il bene della Chiesa, oso osservare
umilmente che, a ragione della veemenza della persecuzione nella quale Essa si tro-
va, una voce di protesta e di biasimo da parte della Santa Sede sarebbe indispensabi-
le. Sua Santità conosce la nostra situazione e sa che noi sacerdoti ufficialmente non
. possiamo nulla, eppure ogni giorno ci vengono rivolte dai cattolici, anche da quelli
a tutta prova, domande alle quali noi non sappiamo rispondere. Il sentimento della
giustizia, l'onore del Papato, l'allenimento di iante anime straziate dai terribili col-
pi ricevuti, richiamano questa parola di conforto. Si può dire che il mondo cattolico
aspetta questa difesa della giustizia, anche se da essa non dovesse cambiare la ma-
niera d'agire del governo tedesco "(l03).
Questa parola venne, di lì a poco, ma non nella forma concreta e
nominativa che avrebbe desiderato l'episcopato polacco. Nel radiomes-
saggio natalizio del24 dicembre 1941, Pio XII, riprendendo i motivi già
enunciati nella sua prima enciclica Summi Pontificatus del20 ottobre 1939,
proponeva "presupp?sti di un nuovo ordine internazionale" che nulla ave-
vano a che fare con quelli dell"'ordine nuovo" nazionalsocialista: in pri-
mo luogo nel legame legittimante della politica con l'etica, in secondo luogo
nei suoi contenuti. I cinque punti lanciati all'opinione pubblica mondiale
erano infatti proposti, significativamente, in modo negativo: "nel campo
di un nuovo ordinamento fondato sui principi morali, non vi è posto per la lesione
della libertà, dell'integrità e della sicurezza delle altre nazioni, per i ristretti calcoli
egoistici tendenti ad accaparrarsi le fonti economiche e le materie di uso comune, per
la oppressione aperta o subdola delle peculiarità culturali e linguistiche delle mino-
ranze nazionali, per una guerra totale, né per una sfrenata corsa agli armamenti,
e, infine, per la persecuzione della religione e della Chiesa"< 104>. Anche se man-
cava ancora una volta ogni riferimento concreto, vi erano abbastanza spi-
ragli perché l'opinione pubblica capisse quale fosse la posizione della Santa
Sede. Capì subito infatti Mussolini che, in un commento "a caldo" del
radiomessaggio pontificio, osservò "che dei cinque punti che contiene, quattro
almeno sono rivolti contro le dittature"(105>.
(103) Cfr. Sapieha a Maglione, 3 novembre 1941, in ADSS, III, l, pp. 489-491.
(104) Cfr. Pio XII. Messaggio natalizio a tutti i popoli per una pace giusta e duratura, 24 di-
cembre 1941, in La civiltà cattolica, a. 93 (1942), Vol. l, pp. 81-92.
(105) Cfr. G. Ciano, Diario 1937-1943, a cura di R. De Felice, Milano, Rizzoli, 1980
(prima ediz. 1946), p. 571 (25 dicembre 1941).
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