Page 204 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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GLI  STATI  UNITI  E L'ARMISTIZIO  ITALIANO                       203

                    Poco dopo, la caduta di Mussolini colse gli anglo-americani del tutto
               impreparati e divisi  sul da farsi.  Per la  prima volta la  possibilità di una
               capitolazione italiana era divenuta reale e si pose come prioritario l' obiet-
               tivo di eliminare l'Italia dalla guerra più presto. La situazione di emergenza
               costrinse i due governi a risolvere l'impasse tra le due posizioni contrap-
               poste: nei giorni immediatamente seguenti al 25 luglio, di fronte allo stai-
               lo  che  si  era venuto  a  creare a  livello  politico  nella  discussione  sui  testi
               armistiziali, l'iniziativa passò ai militari.  Il generale Dwight Eisenhower,
               presentò  un documento  di  resa  militare  in dieci  punti,  da  utilizzare  nel
               caso gli italiani chiedessero subito un armistizio, e il testo di un messaggio
               alla popolazione per creare nell'opinione pubblica un orientamento favo-
               revole agli alleati. I due documenti furono approvati in pochissimi giorni,
               e in un clima di grande aspettativa,  nella  speranza che il  nuovo governo
               avrebbe  subito  chiesto  di  arrendersi,  anche  se  con  alcune  modifiche,  la
               bozza  di  Eisenhower sarebbe diventato  poi  il  testo  firmato  a  Cassibile il
               3 settembre e conosciuto come "armistizio breve". Eden aveva cercato di
               opporsi  alla  sua  approvazione,  e  finì  per  accettarlo  soltanto  come  stru-
               mento  di  emergenza,  che  doveva  poi essere  completato dal vero Atto di
               resa;  Roosevelt  invece  cercò  di  convincere  Churchill  che  l'approvazione
               di  un  secondo  testo  sarebbe stato  superfluo.  Il  2  agosto  così  esprimeva
               la  propria  posizione  in  un  telegramma  a  Churchill:
                    Ho  letto  l'Atto di resa,  e se il linguaggio  mi sembra  nel complesso  buono,  sono
                    seriamente in dubbio sull'opportunità di servircene.  Dopo tutto i termini di re-
                    sa già approvati e inviati a Eisenhower dovrebbero comprendere tutto il neces-
                    sario.  Perché  legargli  le  mani  con  uno  strumento  che  può  essere  eccessivo  o
                    insufficiente?  Perché non  /asciarlo  libero  di  agire  e far fronte  alle situazioni
                    quando  si presentano? 07)
                    Il presidente americano avrebbe piu volte ribadito questa posizione,
               sia  nelle  successive discussioni  sull'imposizione dei termini del lungo ar-
               mistizio  per l'Italia,  sia  al  momento  dell'elaborazione  di  un  testo  per la
               resa  tedesca.OB)  Il  suo  tentativo  di  mettere  da  parte  il  testo  britannico


               (17)  Roosevelt  a  Churchill,  2  agosto  1943,  in W.  Kimball,  Churchill and Roosevelt, cit.
                    v.  II,  p.  372  (trad.  it.  in  E.  Aga  Rossi,  L'inganno  reciproco  ... , cit.,  p.  160).
               (18)  In quella occasione Roosevelt ricordò la sua opposizione ai termini di resa per l'Ita·
                    lia imposti dai britannici: "non mi piacquero, perché cercavano di prevedere ogni
                    possibilità in  un  solo  documento.  Ma,  come  spesso  accade  in  questi  casi,  alcuni
                    punti erano stati omessi e protocolli addizionali  riguardanti questioni  navali  e di
                    altro genere dovettero  essere  presentati  in  seguito".  Si  veda  la  lettera a  Churchill
                    del 29 febbraio  1944, di accompagnamento alla bozza di resa per la Germania men-
                    zionata  nella  nota  12,  in  Kimball,  op.  cit.,  p.  766.









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