Page 201 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 201
200 ELENA AGA ROSSI
con il suo utilizzo, anche se parziale.<9) Ma soprattutto americani e bri-
tannici non erano d'accordo sul tipo di resa da imporre all'Italia.
Questo emerge chiaramente nelle vicende che dalla primavera al set-
tembre del 1943 portarono alla firma degli armistizi con l'Italia, quello
cosiddetto "breve" contenente le clausole militari di resa e quello "lungo"
di carattere anche politico-economico.
La storiografia italiana si è tradizionalmente soffermata solo sul testo
ufficiale dell'armistizio, trascurando le bozze di resa elaborate man mano
sia dai britannici che dagli americani in attesa di una richiesta di armisti-
zio da parte italiana: esse sono invece molto utili per capire l'evoluzione
della politica dei governi anglo-americani e il diverso approccio al proble-
ma dell'occupazione di un paese nemico.
La prima versione di quello che sarebbe stato poi l'armistizio lungo
fu preparata da una commissione ministeriale del Foreign Office per i pro-
blemi della ricostruzione (il cosiddetto comitato Law); la commissione si
riunì per alcuni mesi a partire dal dicembre 1942 e completò nell'aprile
del 1943 un documento in 39 articoli che, dopo essere stato discusso e
modificato dal governo, fu trasmesso agli americani nel mese di giugno.< 10 l
Il documento doveva essere utilizzato nel caso l'Italia chiedesse un armi-
stizio mentre continuava la guerra con la Germania e conteneva non sol-
tanto termini di resa militari, ma anche clausole politiche ed economiche.
Tra la prima bozza dell'aprile e quella del giugno si nota un netto
irrigidimento del governo britannico. In nessun modo la versione origina-
le poteva definirsi una resa incondizionata: in essa infatti si concedeva
"l'onore delle armi" (art. 3) alle Forze Armate, cioè il mantenimento delle
armi leggere, punto poi fatto cadere, così come si parlava di "smobilita-
zione delle forze Armate italiane in eccesso" (art. 13) e all'ordine di riunire
le navi da guerra nei porti che sarebbero stati specificati dalle Nazioni
Unite (art. 6, poi 7) si aggiungeva la frase "alcune potranno essere impie-
gate sotto comando delle Nazioni Unite", sottintendendo quindi che il re-
(9) Si veda E. Aga Rossi, "La politica degli alleati verso l'Italia nel 1943", in Storia
contemporanea, a. III, n. 4, dicembre 1972, p. 847·895, poi ripubblicato in Id., L 'I-
talia nella sconfitta, Napoli, ESI, 1985, p. 67-124; H. Coles - A. Weinberg, Civil
Alfairs: Soldiers Become Governors, Washington D.C., U.S. Government Printing Offi-
ce, 1964, p. 170 sg; A. Varsori, 'Senior' or 'Equa!' Partner?, in Rivista di studi politi-
ci internazionali, vol. 45, aprile 1978, p. 229-260.
(10) Il testo della prima bozza è pubblicato in E. Aga Rossi, L'inganno reciproco ... , cit.,
p. 135-139; quello della seconda in ibid., p. 251·263.
I-VOLUME-quarto-anno-1994.indd 200 03/03/16 16:53

