Page 210 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'URSS DI FRONTE ALLA CADUTA DI MUSSOLINI E ALL'8 SETTEMBRE 209
incontri ... L 'Italia di Badoglio continua a rimanere vassalla della Germania".<S)
Ma torneremo su questo punto.
Gli osservatori occidentali dell'epoca e anche la storiografia, succes-
sivamente hanno interpretato l'analisi sovietica in base alle categorie della
dottrina materialistica, che considerano irrilevante il peso della personali-
tà nella storia. E non hanno approfondito la ragione di questa orchestra-
ta, e quasi ostentata, preclusione sovietica ad infatizzare lo sbocco in Italia
della crisi del venticinque luglio. In questo caso, come anche in altri, invece,
l'ideologia funzionava, secondo l'espressione di Ortega Y Gasset, come
mero camuoflage, dietro il quale il sistema ideocratico sovietico celava le
sue vere motivazioni.
In realtà, l'atteggiamento dei sovietici di fronte alla caduta del «du-
ce» doveva essere assai lontano dalla indifferente sottovalutazione ostenta-
ta verso l'esterno. Al contrario, per Stalin, Molotov e gran parte della
dirigenza sovietica la caduta del «duce» fu un evento, avvertito - se mi
posso permettere una metafora - allo stesso modo con cui un giocatore
considera la perdita di un asso.
Vorrei rassicurare chi legge queste note che io non intendo con ciò
sviluppare un discorso ideologico, impostato sulle affinità fascismo-
bolscevismo e sulla loro comune avversione per le democrazie. Al contra-
rio, il mio ragionamento si fonda sull'analisi razionale delle circostanze,
temporali ed evenemenziali, in cui si produsse la caduta di Mussolini.
Con la metafora "perdita di un asso", usata qui nel senso suggerito
da Benedetto Croce, "come forma espressiva del pensiero", mi riferisco espres-
samente al fatto che la caduta di Mussolini tolse dalla scena politica uno
degli attori che capeggiava con molta convinzione la causa di coloro che
all'interno dell'Asse spingevano alla pace separata con la Russia. Il mio
schema interpretativo presuppone che i sovietici, naturalmente, ne fosse-
ro a conoscenza. E la circostanza è plausibile.
Era già noto, e Renzo De Felice vi ha insistito molto opportunamen-
te nel suo ultimo volume, che Mussolini già alla fine del 1941 aveva co-
minciato a nutrire seri dubbi sull'esito positivo della guerra all'Est e che
dal dicembre 1942 aveva cominciato a presentare ad Hitler, con poco suc-
cesso per la verità, le ragioni che militavano in favore della conclusione
(5) K. Rumjancev, "Sobyrija v Iralii" (Gli avvenimenti in Iralia), in Vojna i Rabocij Klass,
1943, n. 7, p. 23.
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