Page 214 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'URSS DI FRONTE ALLA CADUTA DI MUSSOLINI E ALL'8 SETTEMBRE 213
Litvinov lasciò Washington, Majskij, Londra. Anche Bogomolov, il quale
era il rappresentante sovietico presso i governi in esilio nella capitale bri-
tannica fu richiamato. I primi due si recarono a Mosca per consultazioni.
Bogomolov avrebbe voluto recarsi ad Algeri presso il «Comité Français
de Libération National», appena costituitosi, ma il governo americano non
gli concesse l'autorizzazione, nonostante che la richiesta dell'ambasciatore
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fosse sostenuta anche dal CFLN.0 l
Ciò che Majskij poteva non sapere, o non poteva dire, era che lo sde-
gno dei sovietici verso gli alleati si manifestò anche in altre direzioni. Atti
altrettanto concreti, anche se i loro contorni sfumano nel clima di clande-
stinità e di intrigo in cui avvennero, furono intrapresi da emissari sovieti-
ci, per cercare una via d'uscita dal conflitto con la Germania, attraverso
una pace di compromesso. Si trattava di una ripresa di sondaggi, che nel-
l'autunno del 1941 e nel corso del 1942 avevano già conosciuto altri pre-
ludi.08l Nella tarda primavera del 1943 l'intensità di tali contatti sembrò
essere arrivata ad un livello tale da far dire allo storico militare britannico
B. H. Liddell Hart che tra URSS e Germania era sbocciato un vero e pro-
prio «interludio diplomatico».
Il tema dei contatti segreti di pace tedesco-sovietici costituisce una
pagina della seconda guerra mondiale ancora non troppo chiarita, e -
tanto per parafrasare il poeta - rischiarata solo da qualche raggio di so-
le. Questa pagina di storia è stata da noi poco studiata anche perché la
seconda guerra mondiale è rimasta ancorata in Italia ad una visione so-
stanzialmente ideologica. Al di là delle Alpi la storia dei tentativi di pace
separata tra il 1941 e il 1945 è stata almeno oggetto di indagini e di ricer-
che scientifiche. Il volume più recente, uscito prima dell'apertura degli
archivi sovietici (ma gli archivi del Ministero degli Esteri, dove è conser-
vato il fondo Molotov, non sono a tutt'oggi consultabili), cerca di far luce
su questa materia che per la sua natura sfugge ad una determinazione pre-
cisa e certificabile. E, pur nella evanescenza della materia, Ingebor Flei-
schhauer, l'autrice del volume, riesce a individuare sia qualche filo diretto
fra Mosca e Berlino, sia una rete di contatti indiretti, che avevano il loro
terminale a Stoccolma. Anche per la Fleischhauer, la crisi della grande coa-
(17) G . Andreini, l rapporti franco-sovietici, 1941-1 947: «La belle et bonne alliance», tesi di
laurea sostenuta presso la facoltà di Scienze Politiche e Sociali "C. Alfieri" di Firen-
ze, a.a. 1992-1993, p . 58-59. Si cita con il consenso dell'A. e del relatore, prof.
Antonio Varsori.
(18) P. Kleist, op. cit., p . 196 e sg.
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