Page 218 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'URSS  DI  FRONTE  ALLA  CADUTA  DI  MUSSOLINI  E  ALL'8  SETTEMBRE   217

                   Gli analisti sovietici di cose italiane che scrivevano anche sulle altre
               riviste  specializzate come Slavjane,  Mirovoe  Chozjajstvo  i Mirovaja  Politika,
               seguivano con notevole approssimazione la maturazione della crisi italia-
               na dalle alte sfere del fascismo  fino  a tutti gli aspetti della vita sociale del
               paese. Tutti i commentatori convenivano sul fatto che l'Italia all'inizio della
               primavera era già pienamente matura per uscire dalla guerra. Un articolo
               firmato  da Lisovskij  scritto in due tempi,  come avvertiva una nota reda-
               zionale,  una parte prima del  2 5 luglio  e l'altra dopo l'uscita  di  scena  di
               Mussolini, attraverso quelle strane "dimissioni", analizzava la  mutata si-
               tuazione internazionale dell'Italia alla luce della situazione militare, ormai
               compromessa, e delle difficoltà economiche accresciute.  L'autore collega-
               va la riorganizzazione del gabinetto, effettuata da Mussolini il  5 febbraio,
               alla progressiva uscita dall'orbita del fascismo di quelle forze su cui si  era
               basato fino a quel momento (e ne faceva l'elenco), e all'intenzione del «du-
               ce» di portare l'Italia fuori dalla guerra. Nell'articolo si faceva riferimento
               ai  tentativi di  Mussolini "di sondare le possibilità di  un'intesa con gli alleati"
               (non si specificava quali). E si andava anche oltre nel tracciare lo scenario
               del possibile scioglimento della crisi. Per quanto Lisovskij smentisse di es-
               sere  in  possesso  di  fonti  dirette,  prefigurò  il raffredamento  intervenuto
               fra  la  corte  reale  e  Mussolini  (la  stampa  straniera -  precisò  -  ascrive
               tendenze antifasciste al  principe Umberto)  e notò come  «sintomatico>>  il
               fatto che Badoglio avesse ricevuto la  nomina a consigliere privato del Re.
               Insomma, Lisovskij prefigurò (senza esserne consapevole?) il dénouement della
                                                                                  2
               crisi.  A Mosca si  era, dunque, bene informati sulla situazione italiana.< 6>
                   Anche la  rivista  Vojna  i Rabo'éij Klass,  poco prima della caduta del fa-
               scismo, aveva vaticinato la rottura del «sistema unitario tedesco» a comin-
               ciare dall'Italia,  l'anello  più debole  e sottile  della  catena  della  coalizione
                                           v
               delle  potenze dell'Asse. Boris Stejn,  redattore appunto, della ufficiosa  Voj-
               na i Rabo'éij Klass,  aveva da sempre preconizzato l'esplodere dell~ contrad-
               dizioni in seno all'Asse con il  crescere delle difficoltà dell'Italia (anche se
               pure per lui -  è lecito supporre -  la "pentola italiana" era arrivata troppo
               presto all'ebollizione).  Egli  aveva  anche supposto  che  Mussolini avrebbe
               cercato una via d'uscita dal conflitto: da Est,  concludendo una pace sepa-
               rata con l'URSS, o da Ovest, firmando invece che con gli anglo-americani?
               v
               Stejn  lasciava  senza  risposta  l'interrogativo,  ma  sottolineava


               (26)  P. Lisovskij, "Krizis v ltalii"  (Crisi in Italia), in Mirovoe Chozjasjtvo i Mirovaja Politi-
                   ka,  1943,  n.  7,  p.  5 e  sg.









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