Page 221 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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220 GIORGIO PETRACCHI
quella che il colonnello Schmittlein, delegato della missione militare fran-
cese a Kujbisev, chiamò la "sindrome di Monaco" .<35) Stalin, sospettan-
do di non essere stato informato su tutte le decisioni prese alla conferenza
di Washington, doveva ragionare presso a poco così: una volta ancora al-
la Gran Bretagna e agli Stati Uniti sembrava riuscire la pratica del doppio
gioco; essi lasciavano che tedeschi e russi si esaurissero reciprocamente
fino al momento in cui anche in Germania qualche generale «facesse il
Badoglio», il quale, appena rovesciato Hitler, avrebbe consentito agli al-
leati di ricostituire il precedente fronte di Monaco fra Gran Bretagna, Sta-
ti Uniti, Germania e Italia.
La "sindrome di Monaco" spiega in gran parte la partita giocata dal
governo sovietico nell'agosto del 1943 prima ad Algeri, gran calderone
politico delle retrovie della guerra anglo-americana nel Mediterraneo, sia
nella preparazione dell'armistizio con l'Italia. In entrambi i casi il gover-
no sovietico cercò una via autonoma per affermare la propria influenza
sia in Francia, sia in Italia.
L'inizio di questa politica si ebbe nei confronti del CFLN (Comité
Français de Liberation Nationale), che si era costituito il 3 giugno 1943
ad Algeri. L'URSS ne favorì il riconoscimento internazionale, e stabilì con
esso una relazione speciale. Lo riconobbe, infatti, come "le Représentant des
interets de la Republique Français", formula che presupponeva lo scambio
di missioni diplomatiche, assai più ampia rispetto a quella usata dagli anglo-
americani. E ad Algeri giunse Bogomolov da Londra, dove era giunto do-
po che il governo di Vichy aveva rotto le relazioni con Mosca il 26 giugno
1941. Gli anglo-americani non erano più soli a dirigere il gioco diploma-
tico ad Algeri. Quando all'interno del «Comité Français>> si produsse la
diarchia De Gaulle-Giraud, i sovietici appoggiarono De Gaulle ed il suo
programma di guerra nazionale contro la Germania per impedire che un
«Comité Français>>, più docile agli anglosassoni, aderisse ad un eventuale
fronte di Monaco. Senza condannare esplicitamente la politica del gen.
Giraud, il governo sovietico attese che l'uomo degli americani, un «vichy-
sta» mal convertito, secondo l'incisiva espressione di Giahbaptiste Dou-
roselle, si bruciasse da solo.
Natu~;almente, Giraud fu spinto al suo suicidio politico dalle mano-
vre del partito comunista francese, riportato alla legalità proprio dallo stesso
(35) "L'attitude anglo-américaine- scriveva il colonello- rappelle Munich et n'est pas faite
pour dissi per la méfiance traditionelle des Russes. Il est possible que Moscou considère n 'etre
pas liée par un armistice conclu sans lui". In G. Andreini, op. cit., p. 65-66.
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