Page 221 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               quella che il colonnello Schmittlein, delegato della missione militare fran-
               cese  a  Kujbisev,  chiamò la  "sindrome di  Monaco" .<35)  Stalin,  sospettan-
               do di non essere stato informato su tutte le decisioni prese alla conferenza
               di Washington, doveva ragionare presso a poco così: una volta ancora al-
               la Gran Bretagna e agli Stati Uniti sembrava riuscire la pratica del doppio
               gioco;  essi  lasciavano  che  tedeschi  e  russi  si  esaurissero  reciprocamente
               fino  al  momento  in  cui  anche  in  Germania  qualche generale  «facesse  il
               Badoglio», il  quale,  appena rovesciato Hitler, avrebbe consentito agli  al-
               leati di ricostituire il precedente fronte di Monaco fra Gran Bretagna, Sta-
               ti  Uniti,  Germania  e  Italia.

                    La  "sindrome di Monaco" spiega in gran parte la partita giocata dal
               governo  sovietico  nell'agosto  del  1943  prima ad  Algeri,  gran  calderone
               politico delle retrovie della guerra anglo-americana nel Mediterraneo, sia
               nella preparazione dell'armistizio con l'Italia. In entrambi i casi il gover-
               no  sovietico  cercò  una via  autonoma per affermare la  propria influenza
               sia  in  Francia,  sia  in  Italia.
                    L'inizio  di  questa  politica  si  ebbe  nei  confronti  del  CFLN (Comité
               Français de Liberation Nationale), che si  era costituito il  3 giugno  1943
               ad Algeri. L'URSS ne favorì il riconoscimento internazionale, e stabilì con
               esso una relazione speciale. Lo riconobbe, infatti, come "le Représentant des
               interets  de  la  Republique  Français",  formula  che  presupponeva  lo  scambio
               di missioni diplomatiche, assai più ampia rispetto a quella usata dagli anglo-
               americani. E ad Algeri giunse Bogomolov da Londra, dove era giunto do-
               po che il governo di Vichy aveva rotto le relazioni con Mosca il 26 giugno
               1941. Gli anglo-americani non erano più soli a dirigere il gioco diploma-
               tico  ad Algeri. Quando all'interno del  «Comité Français>>  si  produsse la
               diarchia De Gaulle-Giraud, i sovietici appoggiarono De Gaulle ed il suo
               programma di guerra nazionale contro la Germania per impedire che un
               «Comité Français>>,  più docile agli anglosassoni, aderisse ad un eventuale
               fronte  di  Monaco.  Senza  condannare esplicitamente la  politica  del  gen.
               Giraud, il governo sovietico attese che l'uomo degli americani, un «vichy-
               sta» mal convertito,  secondo l'incisiva espressione di  Giahbaptiste Dou-
               roselle,  si  bruciasse  da  solo.
                    Natu~;almente, Giraud fu  spinto al suo suicidio politico dalle mano-
               vre del partito comunista francese, riportato alla legalità proprio dallo stesso



               (35)  "L'attitude anglo-américaine- scriveva il colonello- rappelle Munich et n'est pas faite
                   pour  dissi per la  méfiance  traditionelle  des  Russes.  Il est possible  que  Moscou  considère  n 'etre
                   pas  liée  par  un  armistice  conclu  sans  lui". In  G.  Andreini,  op. cit.,  p.  65-66.









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