Page 223 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                   Per uscire da questa situazione il governo sovietico  ricercò una via
              autonoma di influenza nella penisola italiana (è mia convinzione persona-
              le che Stalin l'avrebbe cercata in ogni caso, qualunque fosse stato il grado
              e  il  livello  del  coinvolgimento  diplomatico  dell'URSS  nella  questione
              italiana).
                   Affinché si aprissero all'URSS reali possibilità di inserirsi nella situa-
              zione italiana, era in primo luogo necessario che fossero  applicate all'Ita-
              lia  nel  modo  più  rigido  le  clausole  della  resa  incondizionata.  Perciò,
              bisognava impedire che il governo Badoglio si  accreditasse come espres-
              sione dell'ordine e della legalità,  e agitando gli  spettri dell'anarchia e del
              caos, riuscisse a strappare agli  anglo-americ~ni la promessa di concedere
              all'Italia  una  sorta  di  «neutralizzazione»; tale status  avrebbe  annullato  il
              significato della resa senza condizioni. La stampa sovietica si applicò, ap-
              punto, a  smascherare quella  rappresentazione di  rispettabilità che  il go-
              verno badogliano tentava dare di sé: una «favola», appunto, come fu  de-
              finita, costruita da Badoglio ad arte, per recuperare diplomaticamente tutto
              ciò che l'Italia aveva  perso militarmente. Da qui le  bordate rivolte a  Ba-
              doglio di essere un reazionario, di mantenere un regime sostanzialmente
              fascista,  di rappresentare in sostanza esso stesso una minaccia per l' ordi-
              ne e la legalità democratica, ovvero per l' instaurazione di quelle condizio-
              ni  per le  quali  questa guerra veniva  combattuta.

                   Nel tentativo di mantenere l'Italia sotto le condizioni armistiziali più
              rigide, i sovietici poterono contare in pieno sull'appoggio britannico. L'im-
              posizione delle clausole del «lungo armistizio», le «condizioni esaurienti»
              nella terminologia sovietica, (e la loro applicazione sistematica) costituiva
              la garanzia diplomatica per impedire che si creassero in Italia le condizio-
              ni  di  una  politica  compromissoria,  di  tipo  Darleanista.

                   Tecnicamente parlando, è pur vero che i sovietici conobbero i termini
              del «lungo armistizio» prima di quelli del «corto armistizio» (le «condizio-
              ni sommarie» nella terminologia sovietica). Il documento delle «condizio-
              ni esaurienti», come abbiamo anticipato, fu comunicato da Eden a Sobolev
              il 30 luglio 1943. 113 agosto l'ambasciatore britannico a Mosca, A. C. Kerr,
              fece conoscere a Molotov le cosidette <<condizioni sommarie» della resa ita-
              liana. Il messaggio che Roosevelt e Churchill indirizzarono a Stalin da Que-
              bec,  datato  19 agosto,  faceva  riferimento alle  «condizioni sommarie>>  da
              sottoporre  all'Italia,  contenenti  11  articoli,  riguardanti  prevalentemente
              le  questioni militari.  Queste condizioni furono  inviate anche al generale
              Eisenhower.  Il  2 7  agosto,  a  conclusione  della  conferenza  di  Quebec,  gli









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