Page 219 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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218 GIORGIO PETRACCHI
con forza il refrain della diplomazia russa: "Questa guerra (contro l'URSS)
non ha avuto e non ha nulla in comune con gli interessi dell'Italia come Stato ...
La partecipazione di Mussolini a questa guerra è una testimonianza chiara della
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perdita di qualsiasi autonomia italiana in politica estera". < > Un altro commen-
tatore stigmatizzava la guerra dell'Italia contro l'URSS come "sleale, fedi-
fraga invasione''. < 28 >
v
Stein era un osservatore particolare. Egli era stato ambasciatore a Ro-
ma nella seconda metà degli anni Trenta, ed era stato richiamato a Mosca
nel corso di quel vasto movimento al termine del quale Stalin sostituì il
personale diplomatico da "tempo di pace" con una diplomazia da "tem-
po di guerra", ossia con agenti della NKVD. Pare che anche Gorelkin,
l'ambasciatore che lo sostituì a Roma, fosse sconosciuto ai circoli diplo-
matici, ciò che lo farebbe ritenere un funzionario della polizia segreta. Tanto
basta per dire che i sovietici infiltrarono molti agenti, che attraverso la
rete clandestina del partito comunista, o il loro terminale ("Resident"),
consentivano che a Mosca si seguisse giorno per giorno gli sviluppi della si-
tuazione italiana: questo è un fatto. A questa conclusione è giunto anche
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Giuseppe Vacca in un recente articolo.< 9)
Tornando allora al nostro schema interpretativo appare chiaro come
la sostituzione di Mussolini con Badoglio avesse tolto di mezzo - come
abbiamo detto - un sostenitore, pur dalla trincea nemica, della pace con
l'URSS e della concentrazione delle forze dell'Asse contro gli anglo-ameri-
cani. Con la caduta di Mussolini questo atout era sfuggito dalle mani dei
sovietici ed era passato in quelle degli anglo-americani. Non a caso i due
articoli di Rumjancev apparsi su Vojna i RaboCij Klass, da noi richiamati,
adombrano l'ipotesi che dietro le "dimissioni" di Mussolini ci sia stata
una congiura di palazzo, alla quale gli anglo-americani non sarebbero sta-
ti estranei. Allontanare Mussolini e il gruppo di persone compromesse at-
torno a lui e "mantenere in piedi l'edificio fascista",<3 0) sarebbe stato come
praticare unilateralmente una politica di segno antisovietico. Questo so-
spetto spiega, appunto, le pressioni della stampa sovietica affinché gli al-
leati dessero corso in Italia ad un'autentica rivoluzione antifascista e
democratica, conformemente alle prospettive degli scopi politici della
(27) B. Stejn, "Vnesnaja politika Mussolini, 1942-1943" (La politica estera di Musso-
lini), in Istoriceskij zurnal, 1943, n. 8-9, p. 12.
(28) K. Rumjancev, Krufenie ... , cit., p. 10.
(29) G. Vacca, "La svolta di Palmiro", Il Sabato, 18 settembre 1993, p. 60 sg.
(30) K. Rumjancev, Krusenie ... , cit., p. 12.
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