Page 219 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               con  forza  il  refrain  della  diplomazia  russa:  "Questa guerra  (contro  l'URSS)
               non  ha avuto  e non  ha  nulla in  comune  con  gli  interessi  dell'Italia  come  Stato ...
               La partecipazione di Mussolini  a questa guerra è una testimonianza chiara della
                                                                27
               perdita di qualsiasi autonomia italiana in politica estera". < > Un altro commen-
               tatore stigmatizzava la guerra dell'Italia contro l'URSS come "sleale, fedi-
               fraga  invasione''.  < 28 >
                    v
                    Stein era un osservatore particolare. Egli  era stato ambasciatore a Ro-
               ma nella seconda metà degli anni Trenta, ed era stato richiamato a Mosca
               nel  corso di quel vasto movimento al termine del  quale Stalin sostituì il
               personale diplomatico da "tempo di pace" con una diplomazia da "tem-
               po  di  guerra",  ossia  con agenti  della  NKVD.  Pare  che  anche Gorelkin,
               l'ambasciatore che lo  sostituì a Roma,  fosse  sconosciuto ai  circoli  diplo-
               matici, ciò che lo farebbe ritenere un funzionario della polizia segreta. Tanto
               basta  per dire  che  i  sovietici  infiltrarono molti  agenti,  che  attraverso  la
               rete  clandestina  del  partito comunista,  o  il  loro  terminale  ("Resident"),
               consentivano che a Mosca si seguisse giorno per giorno gli sviluppi della si-
               tuazione italiana: questo è un fatto.  A questa conclusione è giunto anche
                                                     2
               Giuseppe Vacca  in  un  recente  articolo.< 9)
                    Tornando allora al nostro schema interpretativo appare chiaro come
               la  sostituzione di Mussolini con Badoglio avesse tolto di mezzo  -  come
               abbiamo detto -  un sostenitore, pur dalla trincea nemica, della pace con
               l'URSS e della concentrazione delle forze dell'Asse contro gli anglo-ameri-
               cani.  Con la caduta di Mussolini questo atout era sfuggito  dalle mani dei
               sovietici ed era passato in quelle degli anglo-americani. Non a caso i due
               articoli di Rumjancev apparsi su  Vojna  i  RaboCij Klass,  da noi  richiamati,
               adombrano l'ipotesi  che  dietro  le  "dimissioni"  di  Mussolini  ci  sia  stata
               una congiura di palazzo, alla quale gli anglo-americani non sarebbero sta-
               ti estranei. Allontanare Mussolini e il gruppo di persone compromesse at-
               torno a lui e "mantenere in piedi l'edificio fascista",<3 0)  sarebbe stato come
               praticare unilateralmente una politica di segno  antisovietico.  Questo so-
               spetto spiega, appunto, le  pressioni della stampa sovietica affinché gli al-
               leati  dessero  corso  in  Italia  ad  un'autentica  rivoluzione  antifascista  e
               democratica,  conformemente  alle  prospettive  degli  scopi  politici  della


               (27)  B.  Stejn,  "Vnesnaja politika Mussolini,  1942-1943"  (La  politica estera di  Musso-
                   lini),  in  Istoriceskij  zurnal,  1943,  n.  8-9,  p.  12.
               (28)  K.  Rumjancev,  Krufenie ... ,  cit.,  p.  10.
               (29)  G.  Vacca,  "La  svolta  di  Palmiro",  Il  Sabato,  18  settembre  1993,  p.  60 sg.
               (30)  K.  Rumjancev,  Krusenie ... ,  cit.,  p.  12.








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