Page 240 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LA FRANCIA COMBATIENTE E L'ITALIA 239
Come ho detto all'inizio, non è mio compito esaurire il tema dell'ar-
mistizio del 1943 ma aggiungere qualche nuovo elemento alla discussione
nella linea dell'intervento del 1983 del professor Cornevin.
Penso di aver dimostrato che la questione dell'armistizio italiano era
stato più un affare franco francese o franco alleato, che un affare italiano.
L'annuncio dell'armistizio è stato il rivelatore delle difficoltà nella affer-
mazione della sovranità francese e nelle relazioni con gli anglo-americani,
soprattutto per l'aspetto della mano d'opera e degli effettivi. Inoltre, come
già indicato da Robert Cornevin, le sue conseguenze sono servite da prete-
sto al generale De Gaulle per limitare il potere del generale Giraud ad
Algeri e successivamente estrometterlo. Frugando fra i documenti, si tro-
vano tuttavia testi molto illuminanti sulla mentalità dell'epoca e i riflessi,
consci o inconsci che regolavano i nostri rapporti con l'italia e gli italiani.
Non posso resistere al piacere di citarvene due.
Il primo, del 15 ottobre 1943, proviene da Vichy e tratta dell'atteg-
giamento da assumere nei confronti dei rappresentanti del partito fascista
repubblicano:
"Non essendo il nuovo governo italiano riconosciuto dal governo fran-
cese, non è il caso di tener conto dei loro interventi" (allo scopo di evitare ad
alcuni cittadini italiani l'internamento, l' incorporazione in una squadra di
lavoro o la messa a disposizione del servizio germanico del lavoro.< 21 l
Il secondo, posteriore, del 24 agosto 1944 riguarda l'utilizzazione di
italiani da parte degli Alleati in territorio francese (nel caso specifico, il
Madagascar dove i britannici progettavano di utilizzare una compagnia
del Genio Italiano) ed è firmato ad Algeri;
"Il governo provvisorio non ha mai riconosciuto la fine dello stato
di guerra fra la Francia e l'Italia. Di conseguenza, noi non abbiamo rico-
nosciuto alle truppe italiane lo statuto di cobelligeranti. I militari italiani
impiegati sul territorio francese dal comando alleato devono, dunque, es-
sere considerati da noi prigionieri di guerra.
Tuttavia, date le ragioni d'ordine tecnico evocate dagli Alleati per
giustificare l'impiego di italiani in molti servizi ausiliari dell'Esercito e,
data l'incapacità nell~ quale ci troviamo di offrire mano d'opera di rim-
22
piazzo, non è sembrato possibile opporsi formalmente a tale pratica" .< l
(21) Lettera n. 5 590/POL della Direccion Politique Europe del Secrécariat d'Etat aux
Affaires étrangères indirizzata al Secrécariat d'Etat à l'Intérieur (direzione della po·
lizia nazionale). Archives diplomatiques Vichy, Europe, Italie.
(22) Lettera del Commissariar aux Affaires étrangères (Direccion politique Afrique-Levanc)
sull'utilizzazione di italiani da parte degli alleaci in territorio francese, indirizzata
al Commissariar à la Guerre (EMGG-Cabinet).
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