Page 244 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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ITALIA  E GERMANIA  NELL'ESTATE  I943                             243

                  Il  compito del governo Badoglio di far  uscire l'Italia dalla guerra o
              di realizzare il cambiamento delle alleanze senza mettere in moto la gran-
              de catastrofe, sembrava quasi insolubile. Anche personaggi di alta statura
              morale e politica  rispetto  a  quelli  allora  sulla  scena,  avrebbero  fallito  di
              fronte ad un compito così arduo. Ernst von Weizsacker, allora ambascia-
              tore tedesco presso la Santa Sede, riferì una impressione circolante in Va-
              ticano: "Il compito di Badoglio è insolubile: non ha i mezzi per continuare la guerra,
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              né una possibilità per finirla'' . < l  La guerra continua  era il  motto con il  quale
              il nuovo governo voleva sottrarsi a qualsiasi conflitto armato con la Ger-
              mania.  Come  fu  vista  ed  accettata  questa  formula  da  parte  di  Berlino?

                  Hitler si convinse fin dal primo momento che gli italiani, degni allie-
              vi di Machiavelli, avevano preparato la caduta di Mussolini, cioè il tradi-
              mento,  da lungo tempo. Il motto di la guerra continua non poteva essere che
              un gigantesco inganno per adescare i tedeschi e condurli in una gigante-
              sca trappola. Già nella notte dal25 al 26luglio, quando arrivarono lepri-
              me  notizie  da Roma,  Hitler nel  quartiere generale di  Rastenburg rimise
              in moto i piani "Alarich" e "Konstantin" e concepì i primi progetti per
              l'occupazione di Roma, l'arresto del governo  Badoglio, la cattura del Re
              e  del  principe  Umberto.  Fu  perfino  ventilato  il  progetto  di  occupare  il
              Vaticano e di catturare il papa, Pio XII. Mussolini doveva essere liberato
              e con o senza di lui doveva essere creato un governo fascista-repubblicano.
              In quelle ore notturne tra il  25 e il 26 luglio, fu  delineata già tutta la poli-
                                                                  5
              tica  futura  della  Germania  fino  all'autunno  del  1943.< l
                  Hitler, dal 1938 in poi, aveva sempre sottolineato l'importanza cen-
              trale della figura di Mussolini per la continuazione e l'intensificazione del-
              l'alleanza. L'Asse e il Patto d'Acciaio furono- nell'auto-interpretazione
              delle due parti contraenti- un'alleanza ideologica di assoluta solidarietà
              che escludeva per definizione un riesame degli obblighi contrattati o per-
              fino  -  'rebus  sic  stantibus'  -  una  scissione  del  patto  di  solidarietà.  Nel
              preambolo del Patto d'Acciaio si  disse:  "Il popolo  tedesco  e il popolo  italiano,
             fortemente legati l'uno all'altro dalla profonda affinità della loro concezione di vita
              e dalla completa solidarietà dei loro interessi,  sono decisi a tutelare in avvenire, fianco
              a fianco  e con  le  loro forze  unite il loro spazio vitale". <6l  La  propaganda, da parte


              (4)  F.  K.  von  Plehwe,  Als die  Achse  zerbrach.  Das  Ende  des  deutsch-italienischen  Bundnisses
                 im  Zweiten  Weltkrieg,  Wiesbaden,  1980,  p.  208.
              (5)  Hitlers  Lagebesprechungen. Die Protokollfragmente seiner militarischen  Konferenzen  1942-1945,
                 a  cura  di  H.  Heiber,  Stuttgart,  1962.
              (6)  M.  Toscano,  Gli origini  del  Patto  d'Acciaio,  Firenze,  1956.









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