Page 245 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                tedesca  come da  parte italiana,  aveva  sottolineato  questo  aspetto  mitico,
               eterno  e nibelungico  della  nuova  alleanza,  dell'amicizia  indistruttibile e del
                marciare  insieme  sino  in fondo.
                    Paura e una profonda insicurezza mossero il governo Badoglio a con-
               tinuare il dramma della fedeltà  nibelungica fino al momento della capitola-
                zione.  Non soltanto si  propagandava la guerra continua,  ma anche l'Italia
                rimane fedele  alla parola  data.
                    Da parte tedesca, dopo il  25  luglio  regnò un clima di assoluta diffi-
                denza nei confronti delle promesse italiane. Ovunque si sospettavano trap-
               pole, furberie e le più perfide insidie. Là dove tedeschi e italiani si incontra-
               vano ancora, come per esempio ai colloqui militari e politici di Tarvisio
                e di Bologna, dietro ad una facciata di formale correttezza cominciò a re-
               gnare un clima da Far West,  in cui la parte tedesca si aspettava l'imbosca-
               ta o il veleno e teneva pronta la rivoltella. Questo atteggiamento era carat-
               teristico soprattutto dei gruppi dirigenti a Berlino e del quartier generale
                nella  Prussia Orientale. In  Italia stessa  le  cose  andavano  spesso  diversa-
               mente. A livello militare e amministrativo una collaborazione in parte an-
                che funzionante e fruttuosa, durata per mesi o per anni non poteva essere
               cancellata  in un  attimo.  Contatti,  usanze,  amicizie  rimasero  intatte fino
               all'otto  settembre  e  qualche  volta  anche  oltre  questa  data.  <?l
                    Per Hitler il 2 5 luglio fu  un doppio tradimento, tradimento di Mus-
               solini e tradimento dell'alleato tedesco.  Sulla  scia di tale interpretazione,
               la  propaganda tedesca  ha  bollato  il  comportamento italiano  dopo  l'otto
               settembre come il tradimento più grave  e più subdolo  della  storia mondiale.
               Ancora oggi il giudizio storico è in parte influenzato da questo tradimento
               italiano o da questo tradimento tedesco. Paragonato al carattere spietato e to-
               talitario della dittatura tedesca gli  italiani rivendicarono -  a  ragione -
               una  sorta  di  diritto  naturale  alla  dissoluzione  di  una  alleanza  diventata
               autodistruttiva.  Nelle  parole  di  Raffaele  Guariglia:  "Ogni  individuo  ha il
               diritto di suicidarsi quando crede che la sua concezione dell'onore non gli lascia al-
               tra  via  d'uscita,  ed egli  ritiene  impossibile  o vergognoso  riconoscere  i propri  errori
               oppure decoroso scontar/i con la propria morte;  ma nessun uomo, al quale siano alfi-
               date  le  sorti  di  un popolo, ha il diritto  di spingere  tutta una  Nazione  al suicidio,
               col pretesto che l'onore esige il diabolico perseverare nell'errore commesso  o da  un in-


                (7)  Per  la  parte tedesca  ancora  indispensabile: ].  Schroder,  Ita/iens  Kriegsaustritt  1943.
                   Die deutschen  Gegenmaflnahmen im ita/ienischen  Raum: Fa// 'A/arich' und 'Achse', Gottin·
                   gen,  1969.









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