Page 26 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               diverse località. Inizialmente la costituzione di una testa di ponte in Tuni-
               sia  ebbe essenzialmente lo  scopo  di  proteggere da  ovest  il  ripiegamento
               di  Rommel dal  fronte  egiziano  e di  favorire  la  difesa  della  Tripolitania,
               sfruttando il fatto  che, finalmente,  era stata aperta per i rifornimenti alla
               Libia  la  via  di  Tunisi.
                    Ma, prima e meglio degli altri, Rommel si rese conto che mancavano
               tutte le premesse per una valorizzazione della funzione geo-strategica del-
               la  Tunisia.
                    Egli valutò che nella specifica situazione, determinatasi dopo El Ala-
               mein, l'occupazione della Tunisia apriva una unica prospettiva, quella di
               costituire una testa di ponte dalla quale, se fosse riuscito a portare l'arma-
               ta corazzata italo-tedesca dai confini dell'Egitto alla Tunisia, reimbarcare
               tutte le forze residue, forze tra le  quali vi erano Unità di grande esperien-
               za  e valore  nel  combattimento.
                    Nella visione del Comando Supremo italiano e di  Kesselring stesso
               era indispensabile tenere la Tripolitania, perché riducendo il teatro di ope-
               razioni alla sola Tunisia non sarebbe stato possibile resistere a lungo; nel-
               la  visione  di  Rommel era  invece  necessario  abbandonare la  Cirenaica  e
               la Tripolitania,  non farsi  agganciare  dall'avversario e recuperare quante
               più  forze  possibile  per  trasferirle  in  Europa.
                    Si  trattava in sintesi  di  scegliere tra una manovra ritardatrice,  con-
               dotta allo scopo di guadagnare tempo a favore della sistemazione di posizio-
               ni difensive retrostanti, oppure di condurre una manovra di ripiegamento,
               con cessioni  di spazio,  approfittando anche  della  lentezza  della  progres-
               sione dell'8 a  Armata di  Montgomery,  per salvare la  massa  delle  forze  e
               reimpiegarle  in  un  secondo  tempo  altrove.
                    Nel primo caso, la  manovra ritardatrice, era necessario combattere
               con tutte le forze  disponibili; nel secondo caso il  combattimento era affi-
               dato  ad  una  retroguardia  mentre  il  grosso  delle  forze  ripiegava.
                    D'altro canto non era neanche possibile condurre una manovra per
               linee  interne tra  il  fronte  egiziano  e la  Tunisia,  con lo  scopo  di  battere
               separatamente ed  in  successione  di  tempo  i  due  blocchi  di  forze  che  si
               muovevano da ovest e da est. Non era possibile sia per le enormi distanze,
               in quel momento, dei due fronti, sia per la mancanza di forze qualitativa-
               mente  e  quantitativamente adatte,  sia,  infine,  per la  estrema  precarietà
               dei rifornimenti, che pur dovendo coprire una minore distanza, erano sot-
               toposti  alla  sempre  più  intensa  azione  offensiva  degli  Alleati.









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