Page 30 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                    Dopo la  resa di Pantelleria e di Lampedusa l'aviazione alleata aveva
               polarizzato  i  propri  sforzi  contro gli  aeroporti  siciliani  e  contro le  città
               di  Messina  e  di  Reggio  Calabria,  per  assicurarsi  l'assoluto  dominio  del
               cielo e per recidere il cordone ombelicale dell'alimentazione delle forze in
               corrispondenza  dello  Stretto.
                    La  caccia  italiana  e tedesca,  malgrado  i  pochi  velivoli  efficienti,  si
               battè incessantemente con ardore ovunque fosse possibile farlo, riuscendo
               ad  abbattere  circa  150 velivoli  nemici.
                    Vinta la battaglia aerea,  nelle  prime ore della  notte fra  il  9  ed il  l O
               luglio  i  primi paracadutisti americani  e britannici presero terra  a  ovest
               di Siracusa  e  nell'entroterra di  Licata  e di Gela,  mentre,  alle  prime luci
               dell'alba del  10, centinaia di  mezzi  anfibi cominciarono il loro avvicina-
               mento  verso  le  spiagge  siciliane.
                    Le  reazioni  allo  sbarco  furono  tempestive,  e  se  lo  sbarco  non  poté
               essere impedito e le forze alleate ricacciare a mare, non fu  dovuto alla in-
               capacità dei  comandi o alla  scarsa  combattività delle  truppe,  ma dipese
               esclusivamente dalle condizioni di assoluta inferiorità nelle quali le forze
               terrestri  e aeree italo-tedesche dovettero  affrontare l'invasione dell'isola.
                    Episodi locali  di  sbandamento,  eccezione  fatta  per gli  avvenimenti
               della piazza di Siracusa-Augusta, che furono gravi, non invalidano la real-
               tà  di  una  difesa  pronta,  reattiva,  volenterosa  e  onorevole.
                    Malgrado l'invasione non avesse sorpreso né il Comando della 6a Ar-
               mata, né le truppe, le forze dislocate sull'isola non poterono certo impedi-
               re  lo  sbarco,  che  come  andata  iniziale  fu  più  massiccio  di  quello  della
               Normandia; esse  potevano  solo  ostacolare e ritardare per un tempo più
               o  meno  lungo  la  penetrazione verso  il  retroterra.
                    L'isola  era  stata  ripartita  in  due  settori  di  Corpo  d'Armata,  il  XII
               a  est ed il XVI ad ovest,  mentre lungo la  costa  erano schierati un totale
               di 63 battaglioni costieri su 1100 chilometri di sviluppo lineare delle coste.
                    Le cosiddette forze mobili dipendenti dai due Corpi d'Armata erano
               costituiti da 4 divisioni italiane di fanteria, due divisioni tedesche, di cui
               una  corazzata,  e  due  reggimenti  di  bersaglieri.
                    Le  componenti costiere della  6 a  Armata vennero disintegrate quasi
               subito, anche se molte continuarono a resistere pur se circondate, perché
               troppo deboli, immobili e facilmente aggirabili. Le unità di manovra fece-
               ro  meraviglie se  si  considera il loro livello  di equipaggiamento. I gruppi
               mobili, costituiti con forze tratte dalle divisioni, si esaurirono nei contrat-









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