Page 35 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LE  OPERAZIONI  IN TUNISIA  E NELL'ITALIA  MERIDIONALE              35

              Ciò nonostante Comandanti ed equipaggi continuarono a prendere il mare,
              ben sapendo con quale alta probabilità la loro sorte sarebbe stata infausta!
                   Con il  primo convoglio  italiano, giunto indenne a  Biserta  il  12  no-
              vembre,  ebbe inizio quel traffico attraverso il  Canale di Sicilia,  che pro-
              trattosi per sei mesi e integrato da continui trasporti aerei,  è passato alla
               storia col  nome di traffico sulla  rotta della  morte.  Ed invero,  mentre da
               parte nostra sempre più pressanti e gravose si facevano le necessità di ali-
               mentare il fronte tunisino per prolungarne la resistenza, da parte avversa-
               ria aumentava la  capacità di offesa  contro  il  naviglio  costretto  a  seguire
               una  direttrice  di  marcia  obbligata  e  quindi  facilmente  attaccabile.
                   Fino a tutto il novembre .1942  non si  ebbero perdite (eccetto la  mo-
               tonave Città di Napoli, affondata il 28 novembre per urto contro una mina
               vagante  a  ponente delle  Eolie),  sia  perché gli  avversari  erano  in  fase  di
               assestamento e di organizzazione in Algeria, sia perché gli aerei di Malta
               continuarono  in  quel periodo ad accanirsi  contro  il  contemporaneo  no-
               stro traffico con la Libia (provocando la perdita di nove piroscafi, mentre
               altri due erano affondati da sommergibili), traffico che la  Marina era sta-
               ta costretta a mantenere, in obbedienza alla direttiva superiore di  resiste-
               re  in  Libia  il  più  a  lungo  possibile.
                    Da dicembre in poi le perdite andarono crescendo, tanto che allo scopo
               di far giungere con buona probabilità di successo almeno gli uomini, fu-
               rono largamente impiegati per il loro trasporto i cacciatorpediniere (oltre
               agli  aerei).  Infatti,  da dicembre in poi,  contro  il  nostro traffico tunisino
               andò concentrandosi l'offensiva aerea (sia  sul mare,  sia  nei  porti),  si  in-
               tensificò l'azione dei sommergibili avversari, operarono una Divisione leg-
               gera denominata "Forza Q" con base a Bona e la  "Forza K" ricostituita
               e  dislocata  a  Malta  a  fine  novembre,  ed  infine  anche  motosiluranti.
                    Per far  fronte a tanto addensarsi di minacce fu  attuato dalla Marina
               il provvedimento di spostare verso il Tirreno il grosso della Flotta: la 9 a
               Divisione (corazzate Littorio,  Vittorio  Veneto,  Roma) a  Napoli, dove era già
               da tempo la  7 a  Divisione (incrociatori Eugenio di Savoia, Montecuccoli e At-
               tendo/o),  e 1'8 a  Divisione (incrociatori Garibaldi, Duca degli Abruzzi e Duca
               d'Aosta) a Messina, dove era già da tempo la 3 a  Divisione (Gorizia e Trento).
                    Lo  spostamento verso  ponente delle  maggiori  Unità dislocate  nello
               Ionio  rispondeva  al  concetto  di  porsi  nelle  condizioni  di  poter eseguire
               un'incursione in forza  nelle acque di Algeri,  appena ciò fosse stato giudi-
               cato possibile, con qualche possibilità di successo. Questo tuttavia non si
               verificò  mai.









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