Page 36 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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36 RENATO SICUREZZA
Gli Alleati, allarmati per questo spostamento, cominciarono a mar-
tellare con i bombardamenti il porto di Napoli, mettendo fuori uso tre
incrociatori: fu allora deciso di trasferire le navi rimaste indenni alla Spe-
zia, una delle divisioni incrociatori da Messina alla Maddalena e, più tar-
di l'altra divisione incrociatori da Messina a Taranto.
Tali spostamenti, seppur logici e rispondenti alla necessità di evitare
le devastanti offese aeree alle Unità, furono da facili e superficiali critici
giudicati una preventiva rinuncia all'impiego della Flotta da battaglia; ma
al rischio di mantenere le navi in quei porti non faceva rispondenza la
possibilità di impiegarle, per mancanza di scorte navali ed aeree adeguate
e per la sempre presente ed ossessionante preoccupazione della carenza
di nafta. D'altra parte il fatto che La Spezia si trovi 45 miglia più vicino
ad Algeri di Napoli spiega che lo spostamento non costituiva certo di per
sé una rinuncia aprioristica all'azione.
A protezione diretta del traffico, in attesa che prendessero servizio
le prime corvette ancora in fase di addestramento, fu destinato il massimo
numero di siluranti, riducendo così a quantità trascurabile anche il nume-
ro dei cacciatorpediniere costituenti il gruppo assegnato alle Forze Navali
principali, numero già assai modesto (21 caccia pronti 1'8 novembre, co-
me si è veduto, su 14 navi maggiori in condizioni di prendere il mare).
Le perdite successive non consentirono di migliorare la situazione, nono-
stante la graduale entrata in servizio delle corvette.
Per meglio proteggere il traffico dagli attacchi di navi di superficie
e di sommergibili furono, con l'aiuto della cessione di armi tedesche, por-
tate rapidamente a termine le operazioni di posa di un grande sbarramen-
to di mine, che partendo dalla costa tunisina poco a ponente di Biserta
si stendeva per circa 80 miglia verso nord-est in direzione parallela a quello
già esistente tra Capo Bon e Marettimo.
Magnifica opera fu la posa dello sbarramento, dovuta anch'essa agli
infaticabili cacciatorpediniere che - senza riposo - tra una scorta di
convogli e un trasporto di truppe uscivano per posare le mine.
Nel corridoio tra i due sbarramenti, largo circa 20 miglia, i britanni-
ci, che lo individuarono assai presto con la loro persistente ed efficiente
ricognizione aerea, posero a loro volta altri sbarramenti, così che da gen-
naio 1943 in poi la rigidità dei percorsi era diventata così grande, che ne
trasse vantaggio l'aviazione nemica operante ormai a colpo sicuro su rotte
estremamente obbligate. In questo quadro generale, avvenimenti scaturiti
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