Page 337 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               sfruttamento  del  potenziale  industriale  italiano, Oll  sia  i  dati  disponibili
               relativamente all'andamento di industrie legate alle forniture belliche per
               la Germania. Questo nonostante il fatto che nel corso del secondo conflit-
               to mondiale l'industria italiana degli armamenti non si  sia trovata, in ge-
               nerale,  a  dover  introdurre  significative  modifiche  nella  tipologia  dei
               materiali prodotti; le innovazioni furono anzi limitate sia rispetto a quan-
               to  avvenne  negli  altri  paesi,  sia  in  confronto alla  stessa  vicenda  italiana
               nel  corso  della  grande guerra,0 > con  la  significativa  esclusione,  come si
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               vedrà,  di  una serie di armi tecnologicamente  complesse cui i  tedeschi  si
               dimostrarono particolarmente interessati,  riuscendo a  attenerne dalle in-
               dustrie italiane in grandi quantità.<13>  Né consente di sottovalutare il pro-
               blema la constatazione delle tante lacune, sotto il profilo qualitativo, degli
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               armamenti  italiani, 0 > non tali evidentemente da rendere nullo  il  contri-
               buto dell'apparato produttivo  nazionale in più di  una  direzione:  per al-
               leggerire  il  sistema dei  trasporti  utilizzando prodotti disponibili in loco;
               per il  rifornimento,  oltre che dei  mezzi  più complessi  tecnologicamente,
               della vasta gamma di prodotti relativamente semplici, ma necessari al fun-
               zionamento delle Forze Armate;  per la  manutenzione e la  produzione di
               pezzi  di  ricambio.  L'esperienza  maturata  in  Francia  suggeriva  appunto
               l'opportunità di sfruttare le risorse industriali loooli allo scopo di rendere
               almeno parzialmente indipendenti le armate tedesche per una serie di ge-
               neri e per la manutenzione (ad esempio dei mezzi di trasporto e di com-
               battimento), con l'ulteriore vantaggio di semplificare le necessità logistiche.

                    E del  resto l'andamento delle  operazioni militari  consentiva,  all'in-
               domani dell'armistizio, di prevedere la  possibilità di continuare lo  sfrut-
               tamento  delle  capacità produttive del  paese,  dal momento che,  come ha


               (11)  Si veda anche il precedente lavoro: M. Rieder, "Zwischen Biindnis und Ausbeutung.
                   Der deutsche Zugriff auf das norditalienische Wirtschaftspotential 1943-1945 ", ci t.
               (12)  Cfr. A.  Curami, "L'Ansaldo e l'industria bellica", in Storia dell'industria e storia del-
                   l'impresa:  il caso  dell'Ansa/do. Fonti,  metodi  e problemi  storiografici,  "Quaderno"  n.  6,
                   1994 del Centro ricerche Giuseppe Di Vittorio e dell'Istituto milanese per la storia
                   della  resistenza e del movimento operaio,  nonché l'intervento compreso in questo
                   stesso  volume.
               (13)  Il riferimento è a produzioni quali le armi portatili automatiche prodotte da Beret-
                   ta,  Armaguerra,  FNA,  Isotta  Fraschini  e  i  cannoni  mitragliere  della  Breda,  OM
                   e  Isotta  Fraschini.
               (14)  Molti potrebbero essere a questo riguardo i riferimenti; in questa sede ci limitiamo
                   ad indicare uno studio che dimostra abbondantemente l'assunto in riferimento ad
                   un settore specifico: L.  Ceva,  A.  Curami, La meccanizzazione dell'esercito  dalle origini
                   al 1943,  cit.








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