Page 338 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'INDUSTRIA  BELLICA  ITALIANA  DOPO  L'OTTO SETTEMBRE             337

              ricordato Alessandro  Massignani,  la  quasi  totalità  delle  commesse  tede-
              sche (93% su circa un miliardo, secondo il Waffenamt, l'ufficio armi del-
                                                                             5
              l'Esercito)  era  concentrata  nelle  regioni  settentrionali  del  paese.0 l
                   Rimandando  al  saggio  ora  citato  e a  quello  di  Maximiliane  Rieder
              per quanto riguarda gli enti tedeschi diversamente coinvolti nello sfrutta-
                                                                                6
              mento dell'economia italiana ai fini  della prosecuzione del conflitto,  0 l si
              può partire dalla constatazione, della compresenza, nei primi mesi succes-
              sivi  all'armistizio,  di  due  linee  di  condotta.
                   Un  primo  obiettivo  fu  lo  sgombero  degli  impianti  e  la  raccolta  di
              beni (trasportati in Germania o nell'Italia del nord), operati da enti tede-
              schi spesso in contrasto tra loro e che disponevano di precise informazioni,
              basate su studi compiuti prima del 25 luglio e successivamente aggiorna-
              ti.  I trasferimenti di materie prime e gli smontaggi di impianti riguarda-
              rono anzitutto le aree del paese non difendibili efficacemente dagli attacchi
              aerei o che le Forze Armate tedesche avrebbero probabilmente abbando-
              nato  (al  di  sotto  della  linea  Spezia-Ancona),07l  rispondendo  dunque ad
              una logica militare difficilmente confutabile e non all'obbiettivo specifico
              di distruggere il potenziale produttivo del paese. Si  trattava infatti di au-
              mentare le  risorse  a  propria disposizione,  evitando  al  contempo che  ca-
              dessero nelle mani degli avversari, ma, probabilmente, più che privare gli
              anglo-americani di  risorse produttive tutto sommato modeste,  i  tedeschi
              miravano, ostacolando il funzionamento dell'economia, ad accrescere i pro-
              blemi sociali  delle  zone liberate,  moltiplicando  da  questo  punto di  vista
              le difficoltà per gli anglo-americani. Una logica militare che peraltro costi-
              tuì un elemento determinante nell'evoluzione nell'organizzazione dello sfrut-
              tamento  delle  capacità  produttive  italiane  dopo  l'armistizio.
                   In secondo luogo, i tedeschi puntarono alla ripresa della produzione,
              fin  dal  periodo  immediatamente  successivo  all'armistizio,  delle  imprese



              (15)  A.  Massignani,  8 settembre  1943.  Il  Terzo  Reich  e l'industria  italiana,  cit.,  anche per
                   una valutazione ancora più ampia della percentuale di ordini assorbita dalle indu-
                   strie del Nord (97%  invece del 93 %  indicato dalla fonte citata). Sulle insufficienze
                   della  produzione bellica  tedesca  si  veda:  A. S.  Milward,  L 'economia  di guerra  della
                   Germania,  Milano, Angeli,  1971  (ed.  orig. London,  University of London,  1965).
              (16)  M.  Rieder  sottolinea  come lo  sviluppo  "selvaggio"  degli  apparati  amministrativi
                   tedeschi e le continue lotte tra di loro fossero dovuti alla peculiare situazione dell'I-
                   talia,  riconosciuta  come  alleata  e al  tempo stesso  controllata  militarmente,  Aspetti
                  economici  dell'occupazione  tedesca  in  Italia,  cit.
              (17)  A.  Massignani,  8  settembre  1943.  Il  Terzo  Reich  e l'industria  italiana,  cit.








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