Page 411 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                    Invece,  si  continuava a  vivere  in  una condizione di  inerzia  che  era
               la  nostra peggiore nemica. In sostanza, sosteneva Roatta, se  continuiamo
               ad aspettare che gli alleati ci "facciano la pappa", se non ci facciamo "parte
               diligente", finiremo per essere trattati come "gente minorata e sotto tute-
               la"; e questo comprometterà la nostra immagine e il nostro ruolo nell'am-
               bito  della  "nuova società  itala-anglo-americana"  che  sta  nascendo.<27l

                    L'analisi era- come detto- indubbiamente ispirata a un sano prag-
               matismo, così come i rimedi proposti.  Soprattutto interessante ci pare il
               fatto che due degli uomini più rappresentativi del gruppo dirigente mili-
               tare di  Brindisi avvertissero la  necessità politica di dare vita a un gover-
               no più rappresentativo di quello guidato al momento dal maresciallo Ba-
               doglio, il cui primo compito era quello di dichiarare guerra alla Germania.
                    Sorprende invece l'ingenuità della stessa là dove si davano per acqui-
               siti certi rapporti fra  ex  nemici all'interno della  nuova  "società". Quella
               che manca in questa fase  è un'analisi coraggiosa  dei  rapporti fra  l'Italia
               e gli ex nemici, dalla quale doveva discendere un quadro realistico sia del-
               lo  "status"  del  nostro  paese,  sia  della  natura,  della  portata  e  dei  tempi
               del suo eventuale contributo operativo allo sforzo alleato; tutto questo, in
               relazione a piani strategici e a scelte politiche generali non sempre omoge-
               nee fra i due maggiori alleati occidentali, come i nostri rappresentanti po-
               litici  e  militari  ebbero  ben  presto  modo  di  constatare.< 28 l
                    Invece,  da  parte italiana  ci  si  comportò  subito  come  se  le  clausole
               dell'armistizio  fossero  "virtualmente superate"; come se  l'Italia  fosse  al-
               meno  "de facto",  se  non  "de jure",  alleata  agli  ex  nemici  di  poche  ore
               prima  e  ad  essi  associata  nella  lotta  contro  i  tedeschi.
                    Così si esprimeva sin dal suo arrivo a Brindisi, il Capo di Stato Mag-
               giore dell'Esercito, Roatta, che per alcune settimane fu  il più convinto as-
               sertore  -  almeno  nelle  dichiarazioni  -  di  questa  linea  di  condotta.
                    Partendo dalla constatazione dell'aggressione tedesca  succeduta alla
               proclamazione dell'armistizio Roatta arrivava a una prima affermazione
               legittima: l'essere stata l'Italia, di fatto affiancata agli anglo-americani; da
               questa premessa faceva però scaturire una seconda affermazione arbitraria



               (27)  Ibidem.
               (28)  Sulla Campagna d'Italia  rinviamo a D.  Graham · S. Bidwell,  La battaglia d'Italia.
                   1943-1945, Milano, Rizzoli,  1989 e E.  Morris, La guerra inutile. La Campagna d'Ita-
                   lia  1943-1945,  Milano,  Longanesi,  1993.








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