Page 411 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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410 GIUSEPPE CONTI
Invece, si continuava a vivere in una condizione di inerzia che era
la nostra peggiore nemica. In sostanza, sosteneva Roatta, se continuiamo
ad aspettare che gli alleati ci "facciano la pappa", se non ci facciamo "parte
diligente", finiremo per essere trattati come "gente minorata e sotto tute-
la"; e questo comprometterà la nostra immagine e il nostro ruolo nell'am-
bito della "nuova società itala-anglo-americana" che sta nascendo.<27l
L'analisi era- come detto- indubbiamente ispirata a un sano prag-
matismo, così come i rimedi proposti. Soprattutto interessante ci pare il
fatto che due degli uomini più rappresentativi del gruppo dirigente mili-
tare di Brindisi avvertissero la necessità politica di dare vita a un gover-
no più rappresentativo di quello guidato al momento dal maresciallo Ba-
doglio, il cui primo compito era quello di dichiarare guerra alla Germania.
Sorprende invece l'ingenuità della stessa là dove si davano per acqui-
siti certi rapporti fra ex nemici all'interno della nuova "società". Quella
che manca in questa fase è un'analisi coraggiosa dei rapporti fra l'Italia
e gli ex nemici, dalla quale doveva discendere un quadro realistico sia del-
lo "status" del nostro paese, sia della natura, della portata e dei tempi
del suo eventuale contributo operativo allo sforzo alleato; tutto questo, in
relazione a piani strategici e a scelte politiche generali non sempre omoge-
nee fra i due maggiori alleati occidentali, come i nostri rappresentanti po-
litici e militari ebbero ben presto modo di constatare.< 28 l
Invece, da parte italiana ci si comportò subito come se le clausole
dell'armistizio fossero "virtualmente superate"; come se l'Italia fosse al-
meno "de facto", se non "de jure", alleata agli ex nemici di poche ore
prima e ad essi associata nella lotta contro i tedeschi.
Così si esprimeva sin dal suo arrivo a Brindisi, il Capo di Stato Mag-
giore dell'Esercito, Roatta, che per alcune settimane fu il più convinto as-
sertore - almeno nelle dichiarazioni - di questa linea di condotta.
Partendo dalla constatazione dell'aggressione tedesca succeduta alla
proclamazione dell'armistizio Roatta arrivava a una prima affermazione
legittima: l'essere stata l'Italia, di fatto affiancata agli anglo-americani; da
questa premessa faceva però scaturire una seconda affermazione arbitraria
(27) Ibidem.
(28) Sulla Campagna d'Italia rinviamo a D. Graham · S. Bidwell, La battaglia d'Italia.
1943-1945, Milano, Rizzoli, 1989 e E. Morris, La guerra inutile. La Campagna d'Ita-
lia 1943-1945, Milano, Longanesi, 1993.
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