Page 413 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                    Per non parlare della pericolosa delusione che avrebbe prodotto nel-
               l'ambiente militare e presso la  pubblica opinione il dover constatare che,
               mentre venivano accampate mille difficoltà per giustificare la mancata cre-
               scita  della  nostra  partecipazione alle  operazioni  si  chiedeva  ai  nostri  re-
               parti di  rinunciare alle  proprie armi " ... per aumentare l'armamento dei
               partigiani iugoslavi, affinché questi possano impegnare il-maggior nume-
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               ro  possibile  di  divisioni  tedesche"  .0 >
                    In questa fase  Messe ricorse a tutti gli argomenti che riteneva potes-
               sero convincere gli interlocutori che la strada scelta con gli italiani era sba-
               gliata:  sostenne  che gli  alleati  non  potevano  non  avere  interesse  per  un
               forte Esercito italiano ricostruito, capace di garantire le spalle alle loro trup-
               pe avanzanti; sottolineò con orgoglio che era ritornato dalla prigionia " ... per
               collaborare  con  gli  alleati  non  soltanto  mediante  scaricatori ... ";  avendo
               a che fare con i britannici non esitò a toccare le corde del sentimento, assi-
               curando  che gli  italiani  si  sarebbero battuti  bene  contro  i  tedeschi,  così
               come avevano fatto in Africa dove gli uomini della  l a  Armata erano stati
               fieri avversari dei britannici. Una realtà riconosciuta in più occasioni da-
               gli  ex  nemici i quali,  come il generale Duchesne nel caso al quale stiamo
               facendo riferimento, mostravano grande rispetto per chi li  aveva combat-
               tuti lealmente.  Riconoscimenti  morali  dunque,  e promesse per il  futuro,
               ma  per  il  momento  non  molto  di  più. O Z)
                    Alla fine di dicembre, a pochi mesi dall'armistizio era ormai chiaro
               anche ai più ottimisti se davvero la  nostra sorte futura doveva dipendere
               dall'apporto bellico dato alla causa alleata, c'era poco da stare allegri.  La
               logica che inizialmente aveva ispirato i rapporti con gli alleati andava esat-
               tamente  rovesciata,  come aveva  a  suo  tempo  intuito  Utili:  non  soltanto
               il futuro trattamento che ci sarebbe stato riservato al tavolo della pace non
               era da mettersi in relazione ai nostri sforzi operativi presenti, ma anzi l' ar-
               gomento andava accuratamente taciuto. Si comprese che occorreva mette-
               re da parte le  fantasie,  rimboccarsi le  maniche e prepararsi a pagare per
               intero  il  "biglietto".



               (31)  Cfr. Il verbale della riunione di Santo Spirito di Bari del 20 dicembre '43 alla quale
                   presero  parte Badoglio  e Messe  per la  parte italiana e,  tra gli  altri,  Eisenhower  e
                   Alexander per gli alleati. Il testo del documento è l'allegato n. 9 del nostro Il Primo
                   Raggruppamento Motorizzato, cit., al  quale  rinviamo per l'intera vicenda, p.  39 e sg.
                   Una copia identica (fatta eccezione per le brevi "Impressioni complessive"  presen-
                   ti  nella  versione italiana) del verbale in lingua  inglese,  è presso  il  Pubblic Record
                   Office,  WO, 178/66, War Diary of Military Mission to Italia n Army, appendix "E l " .
               (32)  Le  citazioni sono tratte dal "Verbale" del colloquio fra  Messe, Duchesne, presente
                   Berardi,  il  7  dicembre  '43  in  Brindisi,  cfr.  A.U.S.S.M.E.,  HlO,  b.  11.








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