Page 408 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LA RJCOSTRUZIONE  DELLE  FORZE  ARMATE                            407

              contro l'Esercito e le altre Forze Armate in genere, che non avrebbero fat-
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              to  quanto  possibile  per  opporsi  ai  tedeschi".0 >
                   L'anziano maresciallo,  evocando i fantasmi  dell'antimilitarismo del
              primo dopoguerra,  metteva  in guardia  contro  i  rischi  del fenomeno  che
              andava " ... decisamente stroncato sul nascere, sia con azione energica, sia
              con efficace propaganda". Il prestigio delle Forze, dunque, andava tenuto
              alto  non soltanto come valore  in  sé,  ma come  " ... supremo interesse,  per
              la  salvezza  della  Patria ...  perché saranno le  Forze Armate  che  dovranno
              difendere nel difficile avvenire le istituzioni fondamentali del paese, se non
              si  vuole  dar vita  ai  battaglioni  operai  e  contadini".09)
                   L'impegno nella difesa istituzionale delle Forze Armate, non impedi-
              va peraltro a Badoglio di riconoscere la necessità che, sottratto al giudizio
              sommario delle masse, il comportamento dei comandanti militari all'8 set-
              temre fosse  sottoposto a  vaglio,  " ... a  momento opportuno dai Superiori
              competenti" .< 20 >
                   A questa diffusa esigenza di rinnovamento dei quadri si cercò di ve-
              nire incontro subito, anche se una delle strade prescelte provocò una spac-
              catura  insolita  che  si  andò  ad  aggiungere  alle  non  poche  polemiche,  ai
              risentimenti, ai contrasti provocati nell'ambiente militare dalla disfatta dell'8
              settembre. È quanto avvenne quando, nella disperata " ricerca di uomini"
              si decise di attingere dall'ampio serbatoio dei prigionieri di guerra, i qua-
              li,  pur nella sventura,  a differenza dei loro colleghi  inquadrati in reparti
              operanti in patria, avevano il "merito" di non aver vissuto in prima per-
              sona  le  vicende  deprimenti  legate  all'armistizio.
                   Era stato lo  stesso Roatta già alla  fine  di  settembre a  sottolineare la
              necessità  di trarre dai  prigionieri gli  elementi  necessari  per costituire le
              grandi unità da far  combattere al  fianco  degli  alleati.  In particolare uffi-
              ciali e soldati delle unità che avevano operato in Africa settentrionale, per
              molte  delle  quali  era  ancora  viva  "l'ammirazione  e  la  simpatia  dell'ex
                        2
              nemico".< 0

              (18)  A.U.S.S.M.E.,  I 4, b.  55, f.  7, Il Capo del Governo, 12 ottobre 1943; n.  163, "Pre-
                   stigio  delle  Forze  Armate" .
              (19)  Ibidem.
              (20)  Ibidem.
              (21)  A.U.S.S.M.E., H-5-RR,  b.4, S.M.R.E. 30 sett., '43, 18 mob., a C.S., "Personale per
                   la  ricostituzione di G .U.". Questi elementi  avevano  appunto,  a  parere di  Roatta,
                   il pregio di non avere "subito il collasso morale degli ultimi avvenimenti" e perciò
                   molto meglio degli " sbandati di Puglia e di Balcania ... meglio degli sbandati sicilia-
                   ni"  sarebbero  occorsi  alla  bisogna.









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