Page 506 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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PRESUPPOSTI SOCIALI ED ORGANIZZATIVI DELLA R.S.l. 503
Il programma di Verona era stato scritto a più mani: Mussolini, che
- come scrive Dolfin - aveva rivisto e corretto il programma fino alla
vigilia del Congresso,< 72 > il suo vecchio amico Nicola Bombacci, ex comu-
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nista accorso a Salò,< 3) Alessandro Pavolini. Lo stesso Rahn, come s'è vi-
sto, intervenne per modificare alcuni punti; oltre che della già citata
questione territoriale, l'ambasciatore tedesco si era occupato anche del pro-
gramma sociale: "Il Manifesto", scrisse Rahn nella sua relazione a Berli-
no, "è stato redatto con la mia collaborazione, e a tale proposito sono stato
costretto ad attenuare le tendenze socialisteggianti, in un primo tempo molto
marcate, e ciò nell'interesse della iniziativa privata italiana nel settore del-
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la produzione bellica" .< > Il timore tedesco era fondato: le simpatie degli
imprenditori verso Mussolini si erano raffreddate da tempo, e la scelta
di campo "socialista" della RSI non poté che aumentare la lontananza tra
l' "Uomo della Provvidenza" e gli industriali del Nord. Ma il programma
di Verona non alienò a Mussolini soltanto le simpatie del Capitale. L'o-
biettivo di strappare le masse dal controllo dei partiti antifascisti e della
sinistra in particolare, obiettivo facilmente individuabile in molti punti
del Manifesto, sarebbe fallito clamorosamente. Scrive Claudio Schwarzen-
berg: "La fumosità di questi programmi (che restano, però fra i più avan-
zati nella storia delle istituzioni sociali del nostro Paese) non convince la
classe lavoratrice. Negli stessi giorni in cui a Verona si discutono i nuovi
orientamenti sociali fascisti, a Torino si sospende il lavoro negli stabili-
menti Fiat Mirafiori ( ... ).<5> Il problema, non colto dai dirigenti di Salò,
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non era di contenuto: in effetti le proposte di Verona, al di là della va-
ghezza e della contraddittorietà di alcuni enunciati, erano tutt'altro che
svantaggiose per i lavoratori, ed in qualche modo avrebbero stimolato le
legislazioni sociali della Repubblica democratica, a cominciare dall' enun-
ciato del Lavoro quale fondamento dello Stato. In realtà fu chi propose
tali trasformazioni a non essere più accettato, a non risultare più credibi-
le. Inoltre, si deve tenere conto che, se uno dei due interlocutori non volle
(72) G. Dolfin, Con Mussolini nella tragedia, cit., p. 87.
(73) Bombacci, che aveva un ufficio presso il Ministero degli Interni della RSI, era di-
ventato consulente di Mussolini sulle questioni sociali. Durante un incontro con
Dolfin e il Duce, dichiarò che dopo tanti anni egli rimaneva " quello che era". " Co-
munista?" domandò divertito Dolfin. "Se volete! ", rispose il vecchio terzinterna-
zionalista sorridendo (G. Dolfin, Con Mussolini nella tragedia, cit., p. 118.
(74) N . Cospiro - H. W . Neulen, Salò-Berlino: un'alleanza difficile, cit., p . 62.
(75) C. Schwarzenberg, Il sindacalismo fascista, Mursia, Milano, 1972, p. 86.
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