Page 558 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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GLI INTERNATI MILITARI IN GERMANIA 555
Conclusioni
Nel consuntivo storico del dominio nazista e di quello fascista gli in-
ternati militari non hanno trovato né in Germania né in Italia il posto
al quale avrebbero avuto diritto per il loro comportamento e per quel ve-
ro e proprio martirio fisico e morale patito nei Lager tedeschi.
Però in Italia - dove sono stati pubblicati i loro vari scritti, diari
e ricordi, dove si registra da anni un interesse scientifico al tema, dove
esiste l' A.N.E.I. ed è stato concesso un numero elevato di ricompense al
valore - gli internati almeno venivano e vengono ricordati.
Lo stesso non può dirsi per la Germania. Ci si scontra - per quanto
concerne i prigionieri italiani, ma non solo questi uomini - con un' igno-
ranza che a stento appare comprensibile. Gli st6rici tedeschi ignorarono
infatti per molto tempo ed in gran parte ignorano ancora quasi tutti gli
avvenimenti accaduti in Italia dopo il settembre del 1943. Riguardo a ciò
sembra degno di nota il fatto che in occasione del cinquantesimo anniver-
sario dell'uscita dalla guerra dell'Italia due giornali stimati - il quotidia-
no conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung ed il settimanale liberale Die
Zeit - hanno pubblicato lunghi articoli che parlano, fra l'altro, di tante
cose banali, ma non fanno nessun cenno sui crimini di guerra commessi
dalla Wehrmacht in Italia, sugli internati militari o sulle sofferenze della
popolazione italiana sotto l'occupazione tedesca ed in particolare nell' am-
bito delle famigerate rappresaglie.
Come si spiega tale disinteresse? Conviene interpretarlo come espres-
sione di un processo collettivo di rimozione o come tentativo di mettere
a tacere, eventualmente per motivi di opportunismo politico, una verità
storica sgradita? Si deve forse richiamare in causa una certa arroganza o
un persistente dispregio verso l'ex alleato?
Cor.mnque, in ogni caso bisogna riflettere se nell'interpretare il feno-
meno della dimenticanza del tema sul trattamento degli internati militari,
e di tanti altri italiani, da parte dei tedeschi dopo 1'8 settembre non si
debba tener conto delle influenze - probabilmente non coscienti - di
un passato comune irto di difficoltà.
Si potrebbe capire una tale ripercussione dell'elemento storico, con-
siderando che è sicuramente difficile e doloroso per qualche tedesco accet-
tare la realtà storica. Ma nel caso che sia così, sarebbe consigliabile ricordare
il vecchio detto ebreo che il "segreto della liberazione si chiama memoria" .
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