Page 563 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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le fonti, per quanto lette ed ascoltate col tradizionale senso critico italiano,
non contenevano- nei fatti- elementi realmente capaci di capovolgere
opinioni e speranze quali erano venute maturando negli anni precedenti.
L'Asse, ed anzi il T ripartito, combatteva pur sempre in casa altrui, con
guadagni territoriali enormi e risorse di collaborazione altrettanto grandi
in uomini, materie prime, capacità industriali, che per la prima volta dal-
le guerre napoleoniche vedevano un'Europa sia pur sommariamente uni-
ficata con un disegno comune, imposto o no che fosse, in una storia ancor
oggi largamente ignorata. E difatti proprio il1943 segna i vertici massimi
della produzione industriale tedesca ed italiana: ma i 25 000 aerei, i 14 000
carri ed i quasi 30 000 pezzi d'artiglieria che vennero sfornati quell'anno
dalle fabbriche di tutta Europa avevan veduto la luce nelle mani di cinque
milioni di lavoratori volontari stranieri, e grazie ad una produzione di ac-
ciaio aumentata del 50 per cento per la contribuzione degli altoforni fran-
cesi. Non era noto, né ancora poteva esserlo per alcuno, che la severa,
drastica mobilitazione industriale britannica, adottata già dal 1940, stava
per conquistare il sopravvento su quella tedesca, inceppata e vanificata
sin dal principio dalla intangibile persuasione di Hitler che la guerra sa-
rebbe stata breve ed a buon mercato.(2)
Le gravi sconfitte italiane in Africa, e quelle tedesche in Russia, pa-
rallele al disastro della nostra VIII Armata colà improvvidamente manda-
ta a combattere, determinarono la prima grossa frattura della pubblica
opinione, ma in tempi, modi e con conseguenze assai diverse da quanto
comunemente viene descritto. Ci vollero quasi sei mesi, dalla fine ottobre
1942 al maggio del 1943, perché il destino della quarta sponda venisse sug-
gellato dalla resa di Capo Bon: ed in questo lungo intervallo di tempo con-
tinuò a sussistere la speranza che potesse verificarsi per la terza volta il
miracolo che per due volte, nel 1941 e nel 1942 a v eva capovolto le sorti
in Libia ed Egitto.
Le notizie sull'estensione della tragedia dell'Armata italiana in Rus-
sia pervennero in Italia incomplete e con grande lentezza. Furono valutate
appieno, ma mai pubblicamente, soltanto col rientro dei superstiti, tra l'a-
prile ed il maggio del 1943, quando l'opinione media, anche se ristretta,
poté farsi un'idea di quello che era veramente successo quell'inverno nelle
desolate lande russe. L'immagine che ne sorse, era tuttavia sfocata e per-
(2) Wilmot, La lotta per l'Europa, Mondadori, 1953, p. 141 e sg.
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