Page 564 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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plessa, poiché proprio da quei racconti, da quelle testimonianze scaturi-
va, assieme alla fotografia della tragedia, anche quella di un incredibile
povertà ed arretratezza delle popolazioni sovietiche, in una con l'altret-
tanto incredibile e per molti versi spaventosa prodigalità di vite umane
di un'avversario che sacrificava battaglioni su battaglioni per far saltare
quei campi minati, che non aveva i mezzi tecnici moderni per neutralizza-
re e superare. Fu quella la prima volta in cui larghi strati dell'opinione
pubblica presero un contatto non favolistico con la realtà del mondo so-
vietico: e non senza conseguenze, poiché - sia pure a livello inconscio
- cominciarono a stabilirsi differenze rimarchevoli tra avversari dell'est
e quelli dell'ovest.
Esse avevano importanza, prima ancora che sulle incertezze ed in-
quietudini riguardo al futuro, proprio sulla valutazione di vittorie e scon-
fitte. I successi anglo-americani in Nord Africa erano psicologicamente
associati al grado di civiltà, di modernità e di efficienza di quei popoli,
e pertanto sembravano, ed erano, dati stabili della situazione militare. Sta-
lingrado e le stesse nostre disgrazie in Russia, appartenevano invece alla
categoria degli errori: come tali, potevano esser corretti, poiché tra le capa-
cità globali tedesche e quelle sovietiche esisteva, nella comune eccezione,
lo stesso e pressoché ineliminabile jato che aveva cominciato a manifestar-
si, ai nostri danni, tra noi e le forze soprattutto americane.
Nel Marzo del 1943, i corpi corazzati di Hoth e di Manstein contro-
manovrarono una stanchissima ed imprudente Armata Rossa, chiusero una
tenaglia folgorante attorno a Kharkov, riconquistarono la città e contaro-
no sul terreno 23 000 morti sovietici, con la cattura di mille tra carri e
cannoni, nonché quella di 9 000 prigionieri. "Pochi periodi nella seconda guerra
mondiale - ha scritto Alan Clark - mostrano un capovolgimento di sorti più
completo e drammatico di quello che si verificò nella seconda quindicina di febbraio
e nella prima di marzo del1943. A quanto sembrava, l'Esercito tedesco aveva fatto
qualcosa di più che dimostrare ancora una volta le sue famose capacità di recupero:
aveva dimostrato una irrefutabile superiorità, a livello tattico, sul suo più formida-
bile nemico. Aveva ricostituito il fronte, distrutto le speranze degli Alleati, spezzato
la punta di lancia dei russi. Soprattutto, aveva riacquistato la sua superiorità
morale''. (3)
Sappiamo oggi con sicurezza che proprio dopo Stalingrado l'Armata
Rossa dovette affrontare non soltanto una gravissima crisi negli effettivi,
(3) A. Clark, Operazione Barbarossa, Garzanti, 1966, p. 324.
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