Page 568 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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rivoluzionata da capo a fondo, assegnando alla produzione delle A 4 la
priorità su tutte le priorità allo scopo di approntare per l'ultima settima-
na di agosto una scorta di almeno 300 armi da utilizzare su Londra. Que-
sta vera e propria rivoluzione nella conduzione tecnico-industriale della
guerra era la diretta conseguenza del sessantatreesimo e sessantaquattresi-
mo lancio di A 4 avvenuto a Peenemiinde il 29 giugno. I risultati erano
stati spettacolosi, ed avevano tanto sbalordito Himmler, che era presente,
da farlo giungere precipitosamente a Berlino con i relativi film a colori
da sottomettere ad Hitler. La proiezione avvenne 1'8 luglio, mentre era
in corso all'est la gigantesca ed incerta battaglia di Kursk, e due giorni
prima che le unità anglo-americane mettessero piede in Sicilia. Dobbiamo
perciò valutare le decisioni prese da Hitler il 9 in stretta relazione all'im-
pressione che egli ricevette da quei filmati: in pratica, egli accettò di ri-
nunziare a carri armati, cannoni ed aerei in favore di una svolta tecnologica
che è poi quella stessa nella quale viviamo da mezzo secolo. Ma se così
fu, ne viene che egli dovette trasmettere queste sue certezze al malfermo
Duce. Ne viene, anche, che quest'ultimo le dovette riportare a Vittorio
Emanuele, così come avrebbe voluto fare con il suo Gran Consiglio. Ed
infine ne viene che la palese riluttanza del Re e di Badoglio ad imboccare
la strada di vere e proprie trattative armistiziali, può trovare una sua cor-
posa giustificazione nel retroscena che si è sommariamente narrato. Persi-
no la mussoliniana dilazione al 15 settembre per lo sganciamento definitivo
dalla Germania reca la traccia sicura di una posizione di attesa. Sia la fa-
mosa chiusa del primo proclama Badoglio, "la guerra continua", sia la
sostanziale adesione fascista al colpo di Stato, possono e debbono esser
giudicati in funzione del grave dilemma apertosi il 19 luglio. Dubitare si
poteva, e certamente si dubitò: ma il rischio di prendere decisioni irrevo-
cabili dovette sembrare troppo forte, prima che le carte fossero scese tutte
sul tavolo.
Questo avvenne il 17 agosto, quando 600 bombardieri del commo-
doro Harris distrussero in un raid spettacoloso il centro missilistico tede-
sco di Peenemiinde, nel quale dall'ottobre 1942 prendevano il volo le grandi
A 4. Con tedesca previdenza, però l'intero programma era già stato ripar-
tito su altri centri sparsi in tutta la Germania, ma il colpo provocò un
brusco arresto nei piani immediati, che erano anche più organici e com-
pleti di quanto finora si è detto. Se infatti stiamo alla testimonianza non
sospetta di Lord Alanbrooke, Capo di Stato Maggiore Imperiale britanni-
co, " ... l'incursione aveva mandato all'aria i suoi piani di (Hitler), che prevedevano
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