Page 570 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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PRIME  ATTIVITÀ  PARTIGIANE:                                       567


               avvenimenti e da una fortissima riduzione nel già ridotto volume delle in-
               formazioni disponibili. I giornali uscivano con larghi spazi bianchi impo-
               sti dalla censura, dalla radio non fluivano altro che i comunicati ufficiali
               e tutti i contatti interpersonali eran praticamente caduti a  zero,  in gran-
               dissima  parte per effetto  degli  sfollamenti,  come ha  rammentato giusta-
               mente Giorgio Amendola, che vide nella dispersione dei cittadini lo svanire
               di  quella  coesione,  anche politica,  che avrebbe potuto giocare una parte
               di  rilievo  negli  avvenimenti  che  stavano  preparandosi.
                    Non vi fu  -  a livello popolare- alcuna pressione, registrabile do-
               cumentariamente, a favore di una pace subito,  a qualunque costo.  La  psicolo-
               gia profonda della  nostra gente era assuefatta  da generazioni al  dramma
               delle sconfitte militari,  ed almeno i due terzi  della  popolazione presente
               nel 1943, ricordava di persona l'invasione austro-ungarica delle Venezie.
               Quella della  Sicilia,  la  cui battaglia del  resto  era  ancora in corso a  metà
               dell'agosto, le era apparenta bile, e casomai con minori terrori, in funzio-
               ne del fatto che la Sicilia era dopotutto un'isola, e lontana dai centri vitali
               della Nazione. Anche i grandi bombardamenti, mostravano in controluce
               una forte  ambiguità,  nelle  risposte  collettive,  poiché se  da  una  parte di-
               mostrarono bruscamente la grande ed incontrastata potenza nemica, dal-
               l'altra produssero negli animi un forte risentimento, indiscriminati come
               erano.  Reazione  di  fondo  che  ebbe  il  suo  peso  anche  nei  due  anni  suc-
               cessèvi.< 6l

                    Ciò non toglie, evidentemente, che vi fosse una forte aspettativa di pa-
               ce:  però legata ad un qualcosa di generale e contrattuale tra i due gruppi
               in guerra.  L'allocuzione  del  Santo  Padre,  rivolta  il  l o  settembre a  tutti
               i belligeranti per una pace che non facesse  temere, ai  popoli meno favoriti
               -  in un dato  momento -  dalle sorti della guerra, per la conservazione della pro-
               pria integrità ed onore,  indusse a pensare che fossero in corso trattive a livel-
               lo  planetario,  in  qualche  modo  gestite  dal  Vaticano,  del  quale  ben  si
               conosceva la  prudenza. Non pareva possibile che Pio XII  si  offrisse  per
               una possibile mediazione senza esserne stato richiesto,  e se alla trattativa
               non  fossero  già  state  poste  solide  basi  diplomatiche.
                    In questo  modo di  valutare gli  avvenimenti, giocava  quel carattere
               tutto italiano che è il prendere a metro le proprie disgrazie nella diagnosi
               di  un  futuro  enormemente  più generale  e  più vasto.  Prestammo  a  tutti



               (6)  G.  Vitali,  Una  città  nella  bufera,  Mursia,  1980,  p.  45 .








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