Page 561 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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558 FRANCO BANDINI
dimento una sorte di prescienza del futuro che nessun popolo immerso
in una guerra lunga e vasta potrebbe comunque avere, all'ira la forzata
allegria di un "tutti a casa" che nacque soltanto qualche giorno dopo e
per ragioni che nulla avevano a che fare con lo "shock" delle 19.45 dell'S
settembre.
Se è vero, come non pare dubbio, che ogni uomo formula giudizi
su una situazione reale, sulla base cioè delle informazioni che possiede,
dobbiamo oggi chiederci quale poteva essere ed era il panorama del con-
flitto che il cittadino italiano era in grado di figurarsi verso la fine dell'a-
gosto 1943, cioè nel momento in cui le forze dell'Asse controllavano pur
sempre l'intera Europa, dai Pirenei a Smolensk, da Capo Nord a Rodi.
Questo dato di fatto, comunque impossibile a negarsi, era correlato
alla straordinaria variazione dell'opinione pubblica media che si era veri-
ficata in Italia nella primavera del 1940, quando la rapida campagna di
Norvegia, nell'aprile, ma sopratutto quella di Francia del maggio e giu-
gno successivi, avevano persuaso la totalità degli stupefatti italiani che la
diagnosi della propaganda interna, secondo la quale le democrazie erano
imbelli, corrotte e destinate ad un rapido tramonto era sostanzialmente
esatta. L'estate 1941, con quella che sembrava la distruzione completa del-
l' Armata Rossa in una serie di folgoranti vittorie, aveva confermato ed
irrobustito l'opinione che nulla potesse opporsi alla macchina militare te-
desca, non solo sulla terra, ma persino sui mari e nell'aria. Le grandi vit-
torie giapponesi sul potente avversario americano, che pur aveva avuto
due anni e mezzo di tempo per prepararsi, e la campagna estiva della Wehr-
macht del 1942, che aveva portato quelle truppe al Caucaso, avevano riba-
dito la sensazione che la guerra potesse essere vinta, ed anche ad un costo
relativo.
Oggi noi sappiamo che già nel1942 i fattori fondamentali dell'equa-
zione stavano giocando a sfavore del Tripartito, ma ciò non toglie che i
più alti livelli delle Potenze Alleate abbiano ritenuto in buona fede di tro-
varsi sull'orlo del baratro proprio quell'anno, ed almeno tre volte: alla Pa-
squa, quando una potente Flotta combinata giapponese sbucò nell'Oceano
Indiano profilando il rischio mortale di una rottura delle comunicazioni
navali e quello non meno mortale di una sollevazione dell'India. Poi nel-
l' agosto, quando parve che l'Armata Rossa stesse dissolvendosi, aprendo
la strada ad una pace all'est: e poi ancora nell'ottobre, nel momento in
cui la minaccia di Rommel sul Medio Oriente fece temere una svolta dram-
matica della guerra.
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