Page 561 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               dimento  una sorte di  prescienza  del  futuro  che  nessun  popolo  immerso
               in una guerra lunga  e vasta  potrebbe comunque avere,  all'ira la  forzata
               allegria  di  un  "tutti a  casa"  che  nacque soltanto  qualche giorno  dopo  e
              per ragioni che nulla avevano a che fare con lo "shock" delle  19.45 dell'S
               settembre.
                   Se  è  vero,  come  non  pare dubbio,  che  ogni  uomo  formula  giudizi
               su  una  situazione  reale,  sulla  base  cioè  delle  informazioni  che  possiede,
               dobbiamo oggi chiederci quale poteva essere ed era il  panorama del con-
               flitto  che il cittadino italiano era in grado di figurarsi verso la fine  dell'a-
              gosto  1943, cioè nel momento in cui le  forze  dell'Asse controllavano pur
               sempre l'intera  Europa,  dai  Pirenei  a Smolensk,  da  Capo  Nord a  Rodi.
                   Questo dato di fatto,  comunque impossibile a negarsi, era correlato
               alla straordinaria variazione dell'opinione pubblica media che si era veri-
               ficata  in Italia nella  primavera del  1940, quando la  rapida campagna di
              Norvegia,  nell'aprile,  ma sopratutto quella  di  Francia  del  maggio  e giu-
              gno successivi, avevano persuaso la  totalità degli stupefatti italiani che la
               diagnosi della propaganda interna, secondo la quale le democrazie erano
               imbelli,  corrotte  e  destinate ad un  rapido  tramonto  era  sostanzialmente
               esatta. L'estate 1941, con quella che sembrava la distruzione completa del-
              l'  Armata  Rossa  in  una  serie  di  folgoranti  vittorie,  aveva  confermato  ed
               irrobustito l'opinione che nulla potesse opporsi alla macchina militare te-
               desca,  non solo sulla terra, ma persino sui mari e nell'aria. Le grandi vit-
              torie giapponesi sul potente avversario  americano,  che  pur aveva  avuto
               due anni e mezzo di tempo per prepararsi, e la campagna estiva della Wehr-
               macht del 1942, che aveva portato quelle truppe al Caucaso, avevano riba-
               dito la sensazione che la guerra potesse essere vinta, ed anche ad un costo
               relativo.
                   Oggi noi sappiamo che già nel1942 i fattori fondamentali dell'equa-
               zione stavano giocando a  sfavore del Tripartito,  ma  ciò  non toglie  che i
               più alti livelli delle Potenze Alleate abbiano ritenuto in buona fede di tro-
              varsi sull'orlo del baratro proprio quell'anno, ed almeno tre volte: alla Pa-
               squa, quando una potente Flotta combinata giapponese sbucò nell'Oceano
               Indiano profilando il  rischio  mortale di  una rottura delle  comunicazioni
               navali e quello  non meno mortale di  una sollevazione dell'India.  Poi  nel-
               l' agosto,  quando parve che l'Armata Rossa  stesse dissolvendosi,  aprendo
               la  strada ad una  pace all'est:  e poi ancora  nell'ottobre,  nel  momento  in
               cui la minaccia di Rommel sul Medio Oriente fece temere una svolta dram-
               matica  della  guerra.








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